CAMPOBASSO – La pioggia e la campagna elettorale non fermano l’emorragia di gente che dal corso centrale della città di Campobasso ha assiepato il bellissimo Piano Terra del Circolo Sannitico dedicato in parte al compianto Domenico Fratianni. L’occasione è di quelle davvero ghiotte e non senza colpi a ferire. La serata del 18 maggio 2024 ha visto riunirsi esperti laici e religiosi per cercare di far luce sulle ombre storiche che avvolgono tutt’ora la figura e le gesta dell’unico Papa Molisano: “Celestino V”.
L’avventura di un povero cristiano il titolo dell’incontro, che dinanzi ad una foltissima platea ha visto relazionare : il vicario generale della Curia arcivescovile di Campobasso/Bojano don Antonio Arienzale, Franco Valente, Roberto Sacchetti, Giancaterino Gualtieri, già docente UNIVAQ, autore del libro “Testamento di Fra Tommaso da Ocre, Cardinale di Santa Cecilia. Cardinale celestino, discepolo e consigliere di Celestino”. La moderazione è stata affidata a Maurizio Varriano, le conclusioni a Padre Bernardo D’Onofrio, Abate emerito di Montecassino. L’occasione ha visto partecipe Laura Potito della Regia Edizioni, curatrice del libro scritto dal Gualtieri.
Un inizio scoppiettante lascia spazio alla significativa esposizione dell’Arch. Franco Valente che nel ripercorrere la vita del Santo molisano, certifica sia la nascita dello stesso in quel di Sant’Angelo Limosano, che la grandezza di un eremita diventato Papa, costretto al gran rifiuto a causa di accadimenti storici ben definiti e dalla certezza assoluta. Con la stessa certezza, Sacchetti certifica la grandezza di un uomo povero ma saggio che della solitudine ne fa proprietà benefica per il mondo. Un racconto dalle mille note infuse da date, minuziosi accenti, passaggi storici dall’inconfutabile leziosità affabulatrice. L’irriverenza e piccole note critiche animano la serata e le parole del docente Roberto Sacchetti, conclamano la forza di un povero cristiano che sconfigge l’ignoto e, nonostante venga nascosta la verità umana del poi Santo, non riserva posto nei cestini dei dimenticati.
La certezza della lettura su quanto enuncia Dante Alighieri che, seppur ponendolo in un limbo molto vicino alle lingue di fuoco degli inferi, ne assume rispetto per l’alta figura da egli rappresentata, assume oggetto di scontro anche se di questo avviso, ponendo accenti ben più religiosi e di pura cultura ecclesiastica, Padre Bernardo D’Onorio, che delicatamente e con il garbo di un uomo dall’eccelsa consapevolezza di essere stato e esserlo ancora, lodevole guida spirituale, si lascia andate: “Mai Celestino V è stato incarcerato e né tantomeno ammazzato. La storia la si legge favorendo l’incontro ideale a momenti storici ben precisi e a situazioni che descrivono tali come reticolo di certezze. Le fake sono irriverenti e non perfezionano cammini verso pensieri liberi e senza retaggi speculativi. Celestino è tuttora molisano siatene felici”. Di diverso avviso l’autore Giancaterino Gualtieri che solleva dubbi sulla bontà delle azioni del Papa e sulla sua molisanità. Non riuscendo a penetrare l’imponderabile azione soddisfattiva, questi si lascia andare in paradigmi che non attengono alla religione ma alla vita dell’uomo che accecata dalle ricchezze condiziona ogni margine di limite estremo, e quindi anche le chiome porporate dei prelati.
Per dimostrare ciò, sciorina i numeri del testamento ultraelargitivo di Fra Tommaso da Ocre, consigliere di Celestino V, che comproverebbe la poca risolutezza di un Papa non certamente degno della sua nomina. La discussione si accende e la presenza in sala di pura adrenalina, conferma che il confronto è la panacea di libertà, democrazia e cultura. Si può o non essere in sintonia, ma decidere di trarre dal confronto, seppur acceso e dissacrante, una conclusione, riporta l’uomo a sperare di perdere la provvisorietà che da sempre lo vede appesantire le proprie spalle e determinare una sorta di ritrosia alla verità e alla condivisione. Francesco Jovine nel suo “Uomo provvisorio” cercò di ricondurre tutto nel contesto storico in cui gli accadimenti perpetrano condizioni di vita. Oggi quel contesto è tornato prepotentemente a causa del latente egocentrismo, del seguire strade senza segnaletica, inumidire ulteriormente le foglie bagnate da lacrime di rassegnazione e a causa del lasciare andare il proprio navigare senza l’utilizzo di navicelle seriche e tranquille. Il Cardinal Ravasi, ricorda su il Sole 24 Ore in occasione del Santo giorno dedicato a Celestino V Santo e Papa, la grandezza del suo perdono e la “bolla del perdono”, emessa proprio da Celestino V il 20 agosto 1294.
Un evento spirituale, la “perdonanza”, che in realtà ancora oggi viene commemorato e celebrato, diventando Patrimonio dell’Umanità, che funge da riprova della grandezza del Papa povero. La storia è in fondo una sorta di rivincita sull’invenzione, ma pur sempre rappresentata da uomini che ne traggono contenuti a seconda della propria visione. Non a caso alcuni storici narrano che Celestino nel rendersi conto dell’inutilità delle sue richieste una volta catturato, mente veniva portato via, abbia sussurrato una frase presumibilmente rivolta al Caetani, che poteva essere quasi un presagio “Otterrai il Papato come una volpe, regnerai come un leone, morirai come un cane”. Siamo all’epilogo di un Santo che rifiutò per onore della povertà. Da lì a poco si lasciò trasportare via dal suolo terreno e aver persino il lutto da parte di Bonifacio che così sfatò la diceria dell’ordinazione dell’assassinio. Non si può prescindere dalla dedicazione di una approfondita ulteriore analisi e dalla speranza che la storia, unitamente alla bellezza, possano davvero salvare il Mondo.