ROMA – É stato presentato oggi a Roma nella sede confederale di Piazza Belli il rapporto dell’Ufficio Studi di Confcommercio che analizza i cambiamenti dell’economia delle regioni italiane negli ultimi dieci anni e l’evoluzione dei divari territoriali. Un’analisi di Pil, consumi, forze lavoro, numerosità delle imprese, ma anche il ruolo della terziarizzazione e gli effetti del calo demografico che nel Molise tra il 2008 e il 2018 ha registrato un saldo negativo pari a 10 mila unità.
Lo scenario dell’Ufficio Studi. Evitata la procedura d’infrazione a carico dell’Italia, l’atteggiamento dei mercati finanziari appare finalmente disteso, con beneficio sui rendimenti dei titoli del nostro debito pubblico. Pertanto, anche in virtù del buon andamento del mercato del lavoro nella prima parte dell’anno e nonostante le prospettive della produzione rimangano molto deboli, si sperimentano oggi condizioni relativamente favorevoli per fare un buon lavoro sulla prossima legge di bilancio.
Da tempo, Confcommercio ha indicato nel 2020 l’anno cruciale per testare le effettive possibilità di trasformare l’attuale stagnazione in una variazione apprezzabile del PIL, diciamo attorno all’1-1,5%, visto che il 2-2,5% ancora una volta è fuori portata perché i nodi strutturali che frenano il sistema sono ancora largamente irrisolti. Per adesso, realisticamente, per l’anno prossimo l’Ufficio Studi prevede soltanto una ripresa attorno al mezzo punto percentuale.
Occorre individuare delle priorità tra i molti obiettivi segnalati dall’esecutivo, perché l’indebitamento andrà comunque tenuto sotto controllo. La priorità assoluta rimane il disinnesco delle clausole IVA da 23 miliardi di euro nella costruzione della prossima finanziaria. Se vi vuole ridurre il carico fiscale la prima cosa da fare è non aumentarlo. Quindi, prima disinnescare le clausole, poi procedere, compatibilmente con gli equilibri di bilancio negoziati con la controparte europea, a eventuali operazioni di riduzioni di aliquote.
Due i temi di medio termine da affrontare per tornare a crescere. Il primo: sviluppare tenacemente investimenti e innovazione per accrescere la produttività, in primis quella del lavoro, e quindi perseguire politiche orientate alla crescita. Il secondo: disegnare un percorso credibile di riduzione del rapporto debito PIL, un’ipoteca sul futuro che il Paese non può più sopportare nella misura attuale.