In questo tempo di sofferenza, Sua Eccellenza desidera imprimere alla Festa Patronale di Guardialfiera un carattere invocativo, penitenziale, propiziativo e invocare la liberazione del cuore da ciò che è nocivo e sterile
GUARDIALFIERA – Su questo nostro presente ancora martoriato dal ventre impuro del Coronavirus, la liturgia del 1° giugno a Guardialfiera, schiuderà una breccia di luce. La irradierà anche sulla nostra ostinata voglia di felicità. E, con il per-dono perfetto, tornerà perfino la carezza del sole.
“Verranno da oriente e da occidente, da settentrione da mezzogiorno” (presume Luca al cap. 13 del suo Vangelo) per attraversare la “Porta stretta”.
Quella Porta che quest’anno sembra ancor più stretta qui, a causa delle “ristrettezze” decretate dalla raggiera intensa di norme riguardo alla pandemia ancora in atto.
“Signore, aprici!”. Sarà il grido degli assetati di luce, dei candidati di oggi alla salvezza. E lui – quel padrone di casa, il tiranno della parabola – “Allontanatevi da me, io non so da dove venite, non vi conosco!”. “Ma come, abbiamo mangiato e bevuto con te; eravamo in piazza assieme”. “Vi dico, non vi riconosco”.
Appunto, non ci riconosce. E noi insistiamo insieme a quella turba, nel tentativo di allargare la Porta Santa della misericordia e delle prove, anche a Guardia il 1° giugno, attrezzandoci di umiltà e discrezione per poterla oltrepassare. Procurandoci anche lo stile giusto sul come bussare e sul come valicare.
Mons. Gianfrando De Luca, nonostante un residuo coprifuoco pandemico, desidera aprire, comunque, la Porta al perdono, con un rito più sicuro, e secondo le misure di contenimento da Covid-19.
Dopo la Messa solenne delle ore 10,30, non si snoderà la processione con le reliquie di S. Gaudenzio, il martire protettore di Guardialfiera. In alternativa, il Vescovo rimarrà disponibile nel tempio, assieme ad altri sacerdoti, per accogliere i fedeli nel Sacramento della Riconciliazione. Per ascoltarli, aiutarli e aiutarci oggi a rivalutare le terapie sacramentali della guarigione. Si è organizzato così il Presule e lo ha palesato domenica, nell’antica Cattedrale, quand’era a benedire la nuova campana, appena colata dai maestri del bronzo di Agnone e mentre ascoltava quel suo primo rintocco di gioia.
“Riacquistare ed apprezzare gli atti umani, recuperare “il giudizio”, depurare la coscienza, coltivare l’arte dell’incontro”.
In questo tempo di sofferenza, Sua Eccellenza desidera imprimere alla Festa Patronale di Guardialfiera un carattere invocativo, penitenziale, propiziativo e invocare la liberazione del cuore da ciò che è nocivo e sterile.
E per poter lucrare il dono delle Indulgenze Plenarie, per meritare questa Misericordia donata al mondo, qui, da Leone IX nell’undicesimo secolo, occorre accostarsi – mitigati – il 1° e il 2 giugno alla Comunione Sacramentale, seppur prima della Confessione. Sono i vincoli, del resto, sanciti da Papa Benedetto XVI il 13 dicembre 2007 e vergate il latino sul “Decretum” mediante il quale legittimando l’immemorabile dono delle Indulgenze di Guardia, il Papa le consolida “in perpetuum valituro”.
“Il praticare questi impegni – ha proseguito il Vescovo – diventa scuola di santità, di modestia, di fiducia, di gratitudine a Dio, di carità verso i fratelli e di comunione con tutta la Chiesa. Solo realizzandoli, come faccenda d’amore, si può attraversare fruttuosamente “la Porta del Signore, per la quale entrano i giusti” (Sal. 117)”.
A cura di Vincenzo Di Sabato Diocesi di Termoli Larino. Foto tratta dal portale Diocesi Termoli – Larino