GUARDIALFIERA – Un deciso ‘no’, motivato, alla captazione di acqua dall’invaso di Guardialfiera per destinarla alla Puglia. Torna sull’argomento la capogruppo del Pd in consiglio regionale Micaela Fanelli, che definisce “una decisione gravissima, seppur non ancora definitiva, quella che si sta conclamando nel colpevole silenzio della Regione Molise” e che adesso “ha visto un ulteriore semaforo verde”.
“A Foggia, infatti – osserva l’esponente della minoranza – si è concluso il confronto tecnico, che ha visto completamente estromessa la parte politica, unica competente a decidere. E lascia sgomenti l’assoluto silenzio istituzionale della Regione Molise, alla luce delle gravi conseguenze che l’accordo raggiunto potrebbe avere ai danni della popolazione molisana, se vi fosse dato seguito”.
Fanelli stigmatizza anche il ‘silenzio’ della Regione Molise: “La comunicazione ufficiale della sugli esiti del tavolo – afferma – è stata data solo dalla Regione Puglia”, mentre in Molise “ancora si aspettano comunicazioni e risposte ufficiali alla mozione che ho presentato, in urgenza, con altri 5 colleghi, il giorno prima dell’incontro a Foggia”. La consigliera chiede, inoltre, “chi ha dato mandato alla struttura della Regione Molise di dare il via libera tecnico al progetto” e se chi ha partecipato “era legittimato anche formalmente”.
La questione, dunque, spiega Fanelli, deve essere affrontata in Consiglio regionale anche perché, evidenzia, “come è possibile che si proceda a nuovi accordi, quando i precedenti non sono mai stati rispettati con enormi danni per il Molise, sia in termini di ristoro finanziario che in termini di opere di compensazione? Veramente in via Genova (sede della giunta regionale, ndr) pensano che il Basso Molise abbia una sovrabbondanza di acqua? Oltre il danno, si rischia la beffa e, soprattutto, la sete”.
Infine, Fanelli ricorda al governatore Donato Toma che “deve prima garantire il nostro totale soddisfacimento del fabbisogno idrico, quindi ottenere la promessa e mai concessa di equa compensazione da parte della Puglia dopo gli accordi del 1979, poi interessare, come imposto dalla legge, il Consiglio regionale della programmazione idrica. Perché – conclude – una questione tanto importante, non si può decidere sulla testa dei molisani nelle segrete stanze di via Genova”.