Ottava edizione dell’iniziativa promossa dall’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII fondata da Don Oreste Benzi
CAMPOBASSO – Arriva all’ottava edizione “Un pasto al giorno”, l’iniziativa promossa dall’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII fondata da Don Oreste Benzi nel 1968, e quest’anno caratterizzata dallo slogan “La dignità riparte da qui”.
Il 29 e 30 ottobre, oltre 4mila volontari in 1000 postazioni tra Italia, Inghilterra, Olanda, Germania, Portogallo, Svizzera, Russia, Bolivia, Cile, accoglieranno chiunque vorrà compiere un gesto di solidarietà. In cosa consiste? Un’offerta libera in cambio di un pacco di pasta da poco più di 100 grammi – una vera e propria porzione, il pasto di un giorno, appunto. Una donazione grazie alla quale la Apg23 potrà continuare a garantire un aiuto agli oltre 41mila fratelli in difficoltà, gli ultimi, che ogni giorno mette a tavola nelle sue oltre 600 realtà di accoglienza (tra case famiglia, Capanne di Betlemme per i senza dimora, Centri nutrizionali) in 38 paesi del mondo.
L’elemento che contraddistingue la APG23 da altre realtà impegnate nella stessa causa, è la condivisione diretta di vita: chi ne entra a far parte, infatti, apre le porte della propria casa e del proprio cuore per condividere la quotidianità con i più poveri, i più deboli, con coloro che comunemente vengono definiti gli ultimi della società, per offrir loro un aiuto costante. Tutti, così, diventano fratelli e sorelle, figli, membri di una stessa famiglia. Lotta alla fame piatto dopo piatto, dunque, salvando un fratello e una sorella per volta: è questa la mission dell’iniziativa.
Solidarietà, responsabilità e dignità sono le chiavi per riequilibrare questo sbilanciamento, creando da un lato una nuova cultura del riutilizzo e attribuendo dall’altro una dignità nuova sia a chi ha bisogno di aiuto sia a chi lo sostiene attestando un protagonismo attivo di entrambi e stabilendo tra loro una forte connessione: la fraternità. Quest’anno, inoltre, “Un pasto al giorno” assume un significato particolare: siamo nell’anno del Giubileo della Misericordia. Ed è proprio condividendo l’esperienza e la sofferenza dell’altro che si realizza l’ideale più completo di fratellanza. In questo senso, il ‘pacco di pasta’ assume il significato di un abbraccio dato da lontano a chi è in difficoltà. Cibo è stare insieme, è mettere in comune, è espressione della generosità di Dio.
Un aspetto importante, poi, riguarda le parole di Papa Francesco: più volte il Pontefice si è soffermato nel mettere in guardia contro la dilagante cultura dello spreco, che concerne non soltanto gli alimenti e le cose, ma tocca, di riflesso, anche le persone. Lo ‘scarto’ del cibo, dunque, diventa metafora dell’abbandono di chi è più in difficoltà, come gli anziani, i disabili, considerati gli ultimi della società. Lo spiega il responsabile della APG23, Giovanni Ramonda: “La facilità di ‘buttar via’ è sinonimo di indifferenze ed insensibilità, gli stessi atteggiamenti che portano all’emarginazione di tanti nostri concittadini, lasciati soli ad affrontare i problemi e le difficoltà della vita. Il nostro ‘pacco di pasta’, dunque, vuol essere il simbolo di un nuovo patto sociale, che consente di accrescere se stessi aiutando gli altri, tutelare il diritto al cibo: uno dei diritti umani fondamentali”.
Quando non è rispettato, la dignità umana è violata. Lo spreco è una metafora, ma non solo. E allora come si può agire in concreto contro questa cultura? La APG23 prova a farlo attraverso un piccolo ricettario antispreco. “Anche attraverso il cibo – spiega ancora Ramonda – si realizza la dignità dell’uomo”. E una nuova chiave, più responsabile, del suo impiego, può migliorare la qualità della vita di tanti.
Per maggiori informazioni sull’iniziativa consultare il sito www.unpastoalgiorno.org.