ANCONA – “Viviamo da sempre in un territorio isolato, la cui carenza infrastrutturale grava pesantemente sulla vita dei cittadini e sulle potenzialità di sviluppo di ogni segmento produttivo. L’autostrada ci sfiora solo per un piccolo tratto (l’unico casello è a Termoli), il sistema stradale è insufficiente e la rete ferroviaria esistente è arretrata e spesso inutile per i lunghi tempi di percorrenza. Tutto questo ha da sempre reso il Molise una regione difficile da raggiungere e nella quale è complicato spostarsi. Eppure siamo al centro dell’Italia, a pochi chilometri dalla fascia tirrenica e quasi nel mezzo della dorsale adriatica. Soffrono situazioni analoghe la Puglia, l’Abruzzo e le Marche. Di questo si è parlato ieri ad Ancona, in un convegno al quale ha partecipato anche il vicepresidente di Confindustria Molise con delega alle infrastrutture Rino Morelli” si apprende da una nota di Assindustria Molise.
“Durante l’evento di ieri – fa sapere Morelli – è stato illustrato il progetto del Centro Studi Confindustria e OpenEconomics che prevede un intervento di profonda trasformazione dell’attuale linea ferroviaria adriatica, che verrebbe sostituita dall’alta velocità posta su una fascia più arretrata di territorio rispetto a quella attuale che costeggia il mare. Dotare la fascia adriatica dell’alta velocità – aggiunge Morelli – consentirebbe alle regioni interessate (Puglia, Molise, Abruzzo, Marche ed Emilia Romagna) di recuperare il gap con il resto del Paese che già può vantare l’Alta velocità, ma non solo; consentirebbe all’Italia di avere una ulteriore infrastruttura moderna e necessaria per collegare il Paese al resto dell’Europa attraverso il corridoio 9, vale a dire l’asse viario individuato dall’Ue per l’interconnessione degli Stati membri. Ci sarebbe, poi, un ulteriore aspetto positivo, ossia l’opportunità di trasformare l’attuale linea ferroviaria adriatica, che in molti tratti si affaccia sul mare, in una metropolitana di superficie, con notevoli vantaggi in termini di spostamento delle persone. Ciò che manca nel progetto, a mio avviso, è l’idea di estendere la tratta ferroviaria dell’alta velocità fino a Lecce. Fermarla a Bari, sarebbe un’occasione persa che l’Italia non può consentirsi. Su questo progetto illustrato ieri – conclude Morelli – metterò tutto il mio impegno come vicepresidente di Confindustria Molise. Penso fin da ora, come ho detto ieri nel mio intervento, che sarà fondamentale procedere con bandi di gara snelli e appalti veloci, affinché il tutto si possa realizzare entro il 2035”.
Di seguito forniamo alcuni dati dello studio del Centro Studi di Confindustria e OpenEconomics:
- Le potenzialità dell’infrastruttura ferroviaria per l’ Alta velocità sulla dorsale adriatica, in termini di crescita di Pil e di occupazione, sono enormi.
- Essa darà impulso al turismo con l’incremento della qualità e del volume del traffico passeggeri, consentirà il recupero delle aree a ridosso della costa impegnate dalla vecchia linea ferroviaria, favorirà l’espansione industriale con miglioramento dei servizi di logistica, ma anche la riduzione dell’inquinamento acustico e l’ampliamento dei servizi di trasporto per lavoratori e turisti.
- In termini numerici, l’impatto dell’arretramento della dorsale adriatica ferroviaria e l’implementazione dell’alta velocità è di circa 44 miliardi di euro di spesa complessiva (tra Abruzzo, Emilia Romagna, Marche, Molise, Puglia); 95 miliardi di Pil generato e creazione di 144mila posti di lavoro stabili a tempo pieno suddivisi, in varia misura, in tutte le regioni italiane. Nelle regioni coinvolte dai lavori, per i quali servirebbero circa 13 anni, il solo cantiere del progetto contribuisce a una crescita del Pil in media allo 0,6% su base annua; a livello nazionale il contributo alla crescita si attesta intorno allo 0,4%”.
- Nello specifico dell’impatto del progetto per l’Adriatica, la fase di progettazione, secondo lo studio, durerebbe tre anni, con una spesa di 5 miliardi, un impatto sul Pil di 12,7 miliardi e la creazione di 42mila posti di lavoro stabili a tempo pieno; dieci anni per il cantiere dell’infrastruttura, spesa 39 miliardi e impatto sul Pil di 82miliardi, con creazione di 102mila posti di lavoro stabili a tempo pieno. La lunghezza della tratta è di 610 km divisi tra: Puglia (30%), Marche (25%), Emilia Romagna (20%), Abruzzo (20%) e Molise (5%). Secondo l’analisi, l’operazione porterebbe notevoli benefici anche per turismo, industria, inquinamento e qualità di vita.