Nato nel 1888 a Carpinone fu direttore de “L’Eco d’Italia”
CARPINONE (IS) – Vincenzo Tommaso Pietro De Orchis nacque a Carpinone (IS), in via Croce, il 25 febbraio del 1888 da Francesco (“segretario comunale”) e Laura Gallani (“nobildonna”). Studiò presso il “Regio Istituto Tecnico” di Caserta. Di intelligenza vivace e di spirito libero cercò immediatamente l’avventura.
Nel 1906 si imbarcò con un giornalista più anziano per l’Argentina. A Buenos Aires fu assunto nella redazione del “Giornale d’Italia”. Fu anche corrispondente de “Il Mattino” di Napoli. Nel 1913 sposò l’italo-argentina Maria Barbato dalla quale avrà tre figli Francesco, Dora e Mario. Tornato in Italia nel 1914, probabilmente grazie ai buoni uffici del padre, seppur giovanissimo venne nominato “commissario prefettizio” del comune di Gallo Matese in provincia di Caserta.
É assai probabile che Vincenzo abbia avuto, in qualche modo, qualche affinità con il comune di Tora e Piccilli se poi, nel 1923, in questo paese nascerà l’ultimo dei suo figli, Mario (divenuto, negli Stati Uniti, apprezzato avvocato). In quegli anni il Fascismo individuò la strategica necessità di creare, attraverso la stampa, un collegamento con gli italo-americani d’oltre oceano.
Per questa operazione necessitavano giornalisti bravi e con una consolidata esperienza all’estero. Vincenzo De Orchis, che rispondeva perfettamente a questa necessità, accettò di trasferirsi negli Stati Uniti. A fine 1923 la famiglia De Orchis giunse ad “Ellis Island” sulla nave “Conte Rosso”. All’inizio collaborò con diverse testate e fu corrispondente per molti giornali italiani. Ottenne anche la gratificazione di divenire direttore de “L’Eco d’Italia”.
Nel 1927 Vincenzo De Orchis divenne cittadino americano. Risiedeva a Providence nel Rhode Island. Sostenne con passione l’azione italiana nella “Guerra d’Etiopia”. Questa sua “battaglia” procurò una grande e generosa elargizione di fondi da parte degli italo-americani in favore del governo italiano. Ritenuto una “penna prestigiosa” fu anche grande oratore e trascinatore di folle. Assai vicino alle varie Associazioni italo-americane spessissimo si adoperò, generosamente, a raccogliere fondi per i più deboli.
Il 4 gennaio del 1935 pubblicò un entusiastico articolo sulla “storica” nomina di Antonio Capotosto ( la stessa fu da lui fortemente sostenuta) come Giudice della Corte Suprema del “Rhode Island” e presentata, giustamente, come una vittoria della intera comunità italo-americana. Diede, inizialmente, sostegno al rapporto amichevole tra l’Italia e la Germania. Ma la dichiarazione di guerra agli Stati Uniti lo trovò assolutamente contrario. Decise allora di prendere le distanze dal regime fascista. Continuò, negli anni, a scrivere e pubblicare libri. Morì il 12 ottobre del 1966.
A cura di Geremia Mancini – Presidente onorario “Ambasciatori della fame”