Le storie inedite degli antenati al Piccolo museo Occhi a candela e Antica biblioteca scolastica di Frosolone
FROSOLONE – Cresce il patrimonio librario e documentale del Piccolo museo Occhi a candela e Antica biblioteca scolastica, museo demoetnoantropologico degli Appennini, e si arricchisce del cosiddetto Archivio della memoria, fonti inedite salvate dalla distruzione. Di cosa si tratta e perché sono importanti, lo spiega Roberta Muzio, curatrice e cofondatrice del museo, insieme alla madre, Clara Mangione e alla sorella Antonella: “Sono le storie degli antenati – spiega Muzio – tratte da vecchi fascicoli giudiziari abbandonati e impolverati, salvati letteralmente dalla distruzione. Quando decidemmo di inventariarli pensammo che potessero contenere informazioni, fatti, nomi di luoghi, riferimenti genealogici, utili per coloro che sono alla ricerca delle proprie radici in questa parte del Molise. Ora lo potranno fare visitando il museo e accedendo al catalogo digitale. Troveremo insieme i riferimenti e i fascicoli, alla scoperta di storie, sinora, sconosciute. Sono aspetti che interessano i tanti discendenti degli emigrati italiani che vengono a trovarci quest’anno, soprattutto, perché si celebra il Turismo di ritorno”.
Il patrimonio librario della biblioteca del museo cresce progressivamente con il lavoro di inventariazione. La biblioteca è contraddistinta da rare collezioni di riviste, testi scolastici, opere letterarie e materiale didattico come quaderni, registri, cartelle, calamai, atlanti. Il materiale abbraccia 100 anni di istruzione: da metà Ottocento a metà Novecento. “Ad oggi i fondi librari della Biblioteca sono cinque ed ancora abbiamo materiale in corso di inventariazione – commenta Roberta Muzio, che è anche giornalista del Mattino di Napoli e scrittrice – a testimonianza del ruolo fondamentale dell’istruzione nella crescita culturale e sociale del paese. Frosolone, infatti, vantava un liceo ginnasio con annesso Convitto nazionale la cui fondazione risale al 1753 e deriva dal lascito testamentario del sacerdote Giuseppe Antonio Fazioli”.
I fondi e i carteggi della Biblioteca sono così suddivisi: Fondo Farina, Fondo Nucciarone, Fondo Colozza-Zampini, Carteggio Colozza-Zampini, Carteggio Costantini. Infine c’è l’Archivio giuridico Colozza Zampini, l’Archivio della memoria appunto, composto da fascicoli contenenti atti notarili e giuridici risalenti all’800 e al ‘900, preziosi per ricostruire genealogie, toponomastica e microstoria dell’intera area. “Provengono dal palazzo che fu la prima sede della scuola voluta da Fazioli e gestita, all’epoca, dai padri Mannarini prima di diventare statale – dice la curatrice -. Fu lì il primo nucleo di quello che sarebbe diventato un glorioso Convitto nazionale ormai soppresso da decenni ma in grado di animare e portare linfa vitale a quest’area interna. Questi sono solo alcuni dei tanti aspetti che conserva il museo narrante e che raccontiamo ai visitatori” sottolinea la curatrice del museo, già da due anni membro riconosciuto dall’Associazione nazionale piccoli musei d’Italia (Apm) e che partecipa annualmente alle Giornate europee del patrimonio del Mibact. “C’è ad esempio la Saletta della narrazione – prosegue – dove è possibile guardare le produzioni audiovisive del museo. Il percorso si snoda in cinque sale nelle quali, grazie alle collezioni presenti e a una storia di famiglia, si raccontano spaccati della società e della storia italiana tra Ottocento e Novecento”.
Il museo nasce grazie a un’iniziativa privata nel 2019. La sede è al piano terra della vecchia casa di famiglia, lungo corso Garibaldi, la principale arteria del centro storico, negli stessi ambienti in cui alcune delle vicende raccontate hanno avuto luogo. Il calesse, logo del museo, è il simbolo di un’emancipazione femminile ante litteram da cui prende spunto l’intero percorso. Le donne, in particolare, diventano protagoniste di rituali e regole che lasciano traccia nella genealogia, nei nomi, nei simboli e nello sviluppo socio-economico della microstoria rappresentata. Il museo è stato recensito dal Touring Club italiano e segnalato tra le cinque storie di resilienza del 2022 in Italia durante il periodo Covid, come espressione di passione e legame col territorio.