“Con gli anni – spiegano i promotori dell’iniziativa – la città ha imparato la bellezza dello stare insieme. Bisogna impegnarsi ancora per abbandonare i luoghi comuni sulle migrazioni e far emergere la normalità dell’incontro tra culture differenti. Alimentare la paura dei migranti è il peggiore dei modi per affrontare la dimensione umana del fenomeno migrazione. La paura ci fa chiudere e se si trasforma da individuale a collettiva, si corre anche il serio rischio di fenomeni di reazione sociale non sempre controllabili”.
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