Così Domenico Lanciano dell’Università delle Generazioni, che spiega: “Tale “sciopero” è un motivo simbolico in più per cercare di fermare l’attuale nuova corsa agli armamenti, provocata dalle crisi belliche in atto e dagli scontri tra blocchi contrapposti di Stati e di ideologie. La Storia ci documenta che gli arsenali militari pieni vengono prima o poi utilizzati nelle guerre, le quali generano odio per intere generazioni in un vortice e in una spirale senza fine. Tecnicamente, quanto si spende per gli armamenti potrebbe essere utilizzato per salvare popoli e pianeta. Perché allora si lavora sempre per l’autodistruzione e non per il benessere di tutti?… Perché si va verso conflitti in cui non si salva nessuno?”.
Lo “Sciopero del Panettone” (che durerà fino alle prossime festività pasquali con lo “Sciopero dell’uovo e della colomba”) intende richiamare l’attenzione “sulla più urgente etica della convivenza civile nazionale e globale; poiché altrimenti nessuno è più sicuro in un mondo non soltanto troppo malato ecologicamente, ma anche eticamente squilibrato e, quindi, sempre più conflittuale. L’armonizzazione dei popoli e il riequilibrio dei territori sono l’unica via possibile per tentare di eliminare (o almeno attenuare) quei conflitti che oggi sembrano lontani, ma che potrebbero colpire tragicamente pure le nostre case e le nostre famiglie. Cosicché prevenire i conflitti diventa la priorità attuale per tutti i popoli, in particolare per il nostro. Tale prevenzione esige innanzi tutto una mobilitazione morale”, conclude Lanciano.
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