“La cultura italiana tra il 1943 e il 1948: opportunismo o idealismo?” è il titolo del libro che il 14 novembre sarà presentato nella sala della provincia
CAMPOBASSO – Mercoledì 14 novembre alle 16,30 nella Sala della Costituzione della provincia di Campobasso, in Via Milano, sarà presentato il libro Idealismo e opportunismo della cultura italiana, 1943-1948 (Mursia, 2018) scritto dal Segretario generale della Dante Alighieri Alessandro Masi. Con lui, per approfondirne i temi, ci saranno la presidente del Comitato di Campobasso prof.ssa Angioletta Iavasile, che introdurrà l’incontro, e il prof. Giovanni Chierchia,docente di Storia contemporanea nell’Università degli studi del Molise.
Saranno discussi i principali passaggi storici dalla caduta del fascismo alle prime elezioni dell’Italia repubblicana. Le consultazioni del 18 e 19 aprile 1948 sono rimaste memorabili anche per la schiacciante vittoria della Democrazia Cristiana sul Fronte Democratico Popolare, che includeva i partiti comunista e socialista. Fu un periodo breve, di appena cinque anni, ma importante per molte ragioni.
Per esempio, nello sviluppo della propaganda politica elettorale attraverso manifesti e slogan che, coinvolgendo anche intellettuali e artisti, risultarono molto efficaci nel catturare l’attenzione del pubblico e polarizzarla. Nella sua prefazione al volume il presidente della Dante Alighieri, lo storico Andrea Riccardi, parla di «un passaggio importante, vivace e affascinante per l’Italia: la transizione dalla guerra alla democrazia repubblicana. Ed è anche un passaggio decisivo per quello che riguarda il rapporto tra arte, cultura e potere politico o, in senso più largo, tra cultura e politica».
Il saggio prende infatti le mosse dal 25 luglio 1943 e, basandosi su un meticoloso lavoro di riorganizzazione e sintesi delle fonti sull’ultimo tratto della politica culturale del fascismo, evidenzia in modo particolare le figure di Giuseppe Bottai e di Palmiro Togliatti. Tra contraddizioni e “opportunismi” (da ambo le parti), emerge nel primo la capacità di aggregare intellettuali anche non omogenei al fascismo attorno alla rivista “Primato”, su cui comparivano firme come Walter Binni, Giovanni Macchia, Leonardo Sinisgalli e Cesare Zavattini. Dall’altro canto, il saggio indica alcune contraddizioni del giovane PCI di Togliatti, che si rivelerà meno idealista e rivoluzionario del previsto quando sceglierà di entrare nel governo con Badoglio.