“Certo – aggiunge – non nego che gli sciagurati propositi di autonomia differenziata impongano di attrezzarsi per non soccombere; non si può negare che le occasioni offerte con la nascita della regione Molise siano andate in buona parte sprecate, che la sanità funzioni male, che lo sviluppo delle infrastrutture sia fermo, che ci siano sul tappeto problemi incancreniti, che lo spopolamento sia un problema serio e urgente. Ma la soluzione non può essere quella di diventare il parente povero dell’Abruzzo: vi immaginate cosa significhi andare, ad esempio, all’eventuale nuovo capoluogo di regione con le attuali infrastrutture?”.
Per Paglione, dunque, “se proprio si vuole provare a invertire il trend, che lo si faccia aprendo un dibattito serio sul modello di sviluppo che vogliamo immaginare per il futuro del Molise che io vedo solo e soltanto come regione autonoma, che collabora con le altre realtà territoriali per i servizi, che dialoga con Bruxelles e che progetta il suo ruolo decisivo come hub tecnologico e come cerniera tra nord e sud nonché quale passaggio obbligato tra Tirreno e Adriatico. Per fare questo non serve una regione più grande, molto più semplicemente serve una governance efficace e una comunità regionale, dalla montagna alla costa, che sia parte attiva di questo nuovo e moderno modello di sviluppo”, conclude.
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