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Apertura anno giubiliare 2025: l’omelia di Mons. Colaianni

CAMPOBASSO – Il Giubileo 2025 si è aperto ufficialmente il 24 dicembre 2024, con il rito di Apertura della Porta Santa della Basilica Papale di San Pietro da parte del Santo Padre. In tutte le cattedrali del mondo, ci sarà la celebrazione di inizio del Giubileo alla quale è importante dare risalto da parte di tutta la comunità civile e religiosa.

“Aprirà la processione una antica croce astile, la croce di Prospero Eustachio, un capolavoro sconosciuto del 1587 della Chiesa di San Martino del Comune di Campodipietra. Il Giubileo è un’occasione speciale e importante da vivere per la Chiesa diocesana e per l’intera comunità cittadina, un momento di rinnovamento spirituale, di misericordia e riconciliazione per ricevere l’indulgenza plenaria dei peccati. È un invito a vivere nella Speranza la fede con gioia, a rafforzare i legami di fraternità e a lavorare insieme per il bene comune, riscoprendo il valore della solidarietà e della comunione. Accogliamo con devozione la Grazia che Dio riserva per tutti noi che parteciperemo a questo tempo giubilare”.

DEBITORI E CREDITORI DI SPERANZA: L’OMELIA

Il pellegrino è il viandante della speranza o con altra definizione è lo straniero, è colui che si mette in cammino spiritualmente perché si sente forestiero, estraneo di sé, e si pone in cammino per ritrovare se stesso e il suo senso di vita, per ridarsi speranza e rinnovarsi. Il pellegrinaggio della speranza sarà voler incontrare Dio, riflettere sulla propria vita cristiana, e le proprie relazioni, mettendosi dinanzi a Lui e confrontarsi con sé stessi nell’ascolto della sua Parola. Il Vangelo ascoltato ci dice che Maria e Giuseppe sono angosciati pensando di aver perso Gesù e lo cercano sperando di ritrovarlo. Gesù invece è seduto nel tempio, in mezzo ai maestri dove il Padre lo chiama ad insegnare perché gli uomini si aprano all’intelligenza delle scritture, nella speranza che lo accolgano e riconoscano, pieni di stupore, come maestro di vita e Messia Salvatore. È il pellegrinaggio di Gesù nella storia del suo popolo per realizzare e dare corpo alla loro speranza di salvezza.

Essere pellegrino sarà attraversare la porta della chiesa giubilare per vivere la conversione attraverso l’abbraccio misericordioso del Padre, non siamo condannati e inchiodati ai nostri peccati, la speranza del perdono è Grazia offerta a tutti, nessuno escluso. Confessando i nostri peccati, Dio ci accoglie nel suo cuore e nella sua chiesa e uniti ai nostri cari defunti, con la nostra preghiera, dona loro indulgenza.

Siamo pellegrini dietro la Croce di Cristo perché con l’offerta della sua vita ci ha donato la salvezza e in ogni eucaristia, facendone memoria, essa ci è data, se siamo aperti alla speranza certa che si riattualizzi oggi per ognuno di noi. La croce è àncora di salvezza ed è gloriosa.

La famiglia è il luogo della speranza, questo ci dice oggi la I lettura della liturgia circa la famiglia di Elkanà e Anna, Dio feconda la loro speranza e fedeltà nella preghiera di avere un figlio, Samuele. Per noi, oggi, la famiglia aperta alla speranza può essere il luogo di un amore solido che cresca, che generi la vita, per sempre. Luogo in cui i figli realizzino la loro vita nella serenità e felicità, in cui i genitori, anche anziani, abbiano la possibilità di continuare ad essere dono. Che la famiglia sia luogo di accoglienza, di riferimento, di comunione e unità!

Col battesimo, di cui abbiamo fatto memoria, siamo nati alla fede, abbiamo ricevuto il dono dello Spirito Santo che sostiene, rinnova e fortifica la speranza. L’Evangelista Giovanni nella II lettura dice: “Carissimi noi fin d’ora siamo figli di Dio” la nostra speranza è “che quando egli si sarà manifestato noi saremo simili a lui perché lo vedremo così come egli è” … “In questo conosciamo che egli rimane in noi: dallo Spirito che ci è dato”.

Il Giubileo è per tutti, di tutti, in ogni diocesi, universale e cattolico perché dice unità e comunione, annuncio di una chiesa che ha cura costante e amore per tutti i suoi figli. Iniziando dagli ultimi, dai poveri, che sempre sono aperti alla speranza che Dio, attraverso i fratelli, ponga su di loro il suo sguardo benevolo e li risollevi per una condizione di vita più dignitosa.

Gesù che è nato è pellegrino nel mondo, dona speranza e vita, e nel tempo, crescendo, si farà dono di salvezza e misericordia. Diventerà speranza concreta per ogni generazione e oggi, apre a noi il tempo del nuovo anno caratterizzato dalla sua presenza, è l’Emmanuele. Chi si lascerà incontrare per camminare con Lui, aprirà la porta del cuore, della propria storia e quella dell’umanità intera alla Speranza e accadrà che in ogni tipo di povertà, precarietà, sofferenza o difficoltà di vita, entrerà la Luce di Cristo perché ogni tenebra sia dispersa.

Noi poggiamo la nostra Speranza, il nostro impegno di vita, il nostro servizio ai fratelli su Gesù Cristo, speranza incarnata nella nostra umanità ed in ogni donna e uomo che lo accoglie. La speranza è l’Emmanuele, il Dio con noi. Nessun dubbio, nessuna titubanza, ‘la speranza non delude’, produrrà frutti di bene se accolta, se non la facciamo morire dove è attesa e il povero grida e la invoca. Noi i segni della speranza se incontriamo le solitudini di chi è messo ai margini, di chi è frustrato non potendo badare a sé e alla propria famiglia nella dignità di un lavoro sicuro. Noi siamo segno se consoliamo e sosteniamo chi prova il fallimento e la delusione di progetti non realizzati, di affetti non duraturi e stabili, di chi non conosce cosa siano accoglienza e solidarietà aperte ad un progetto futuro.

Quante volte l’affermazione ‘non abbiamo speranza che le cose cambino’, il mondo va così, non possiamo fare nulla, quanta sfiducia e pessimismo, rinuncia a lottare e conquistare il futuro e creare avvenire. Invece, non possiamo abdicare e rinunciare alla speranza, a rinascere a vita migliore, non possiamo morire dentro, nelle relazioni, nelle difficoltà dell’impegno sociale che a volte delude.

Il Papa nell’omelia di apertura del Giubileo ha detto che “Questo è il nostro compito: tradurre la speranza nelle diverse situazioni della vita … è la promessa del Signore da accogliere qui, ora, in questa terra che soffre e che geme. Essa ci chiede perciò di non indugiare, di non trascinarci nelle abitudini, di non sostare nelle mediocrità e nella pigrizia …”.

Allora Sia questo il nostro pellegrinaggio della speranza, pellegrini lì dove abitiamo, in famiglia, al lavoro, nelle relazioni amicali e sociali, lì ci conduce il Signore con la vita cristiana per annunciare e testimoniare la speranza.

La speranza non è passività, stasi, sedersi e attendere il miracolo. È costruire una chiesa e una società nella quale la speranza è attuata, diventa realtà nella quale i fratelli guardano con fiducia al futuro, pensano, dialogano, ma assieme, facendo il bene comune, per tutti. Comunità di pellegrini, chiesa pellegrinante in cammino, anche nella fatica e rinuncia di sé stessi, ma nella comunione e pace tra noi e ogni persona.

La speranza è attesa degli ammalati del nostro visitarli, del nostro diventare pellegrini nel loro dolore e farci compagni della consolazione di Dio, anche operando ognuno per suo compito e responsabilità, per una sanità che sia risanata e dia speranza di cure adeguate.

La speranza è attesa dei giovani che vanno incoraggiati per aprirli al futuro in cui porre le basi per la loro realizzazione, perché non subentri lo scoraggiamento e abbandono che li porta a lasciare per sempre le proprie case e la propria terra.

La speranza è attesa degli anziani di non essere dimenticati, ma valorizzati per la loro esperienza e sapienza di vita, sono ancora possibile risorsa di amore ed aiuto dei figli e nipoti. La famiglia incarna la speranza e la traduce nel costruire una comunità di persone capace di affrontare la vita nella comunione e unità di generazioni diverse.

La speranza è responsabilità verso gli altri, non è un fatto individuale, personale sì, ma comunitario. La mia testimonianza coinvolge inevitabilmente e comunque coloro che incontro e mi abitano accanto. Nella speranza è insito e compreso il dono di sé stessi all’altro e in particolare a chi è nel bisogno, diversamente è rifiuto, non esiste la neutralità! La gioia caratterizza la speranza, la anticipa, la colma, la fraternità gioiosa la sostanzia, la bellezza di ogni accoglienza e inclusione la rende visibile perché apre a costruire un futuro di serenità. La speranza desiderosa di gioia infrange ogni guerra, contrapposizione e violenza creando la pace, bisogna crederci e volerlo, veramente ‘la speranza non delude”.

Debitori e creditori di speranza con Dio e gli uomini. Il Papa ha invitato a rimettere il debito pubblico dei paesi più poveri o in disgrazia, Ognuno di noi sani il debito di amore verso il prossimo e si riconcili in situazioni difficili e di incomprensione, di lotta verbale e non solo. Paghi il debito della mancata attenzione e aiuto verso coloro che chiedono e gridano giustizia per retribuzioni eque e rispondenti al proprio lavoro, rispetto delle proprie capacità nel produrre economia per il paese.

Siamo debitori per gli sguardi indifferenti verso chi è nel disagio e nella solitudine, perché isolati e ritenuti lo scarto dal perbenismo sociale e anche dall’intimismo religioso cristiano. Siamo debitori verso chi ha sbagliato e chiede perdono, a cui dovremmo misericordia e riconciliazione, secondo la legge e la riparazione, diversamente per Dio che perdona incondizionatamente per ogni pentimento, così come fa con noi. Nel Giubileo della speranza gli ultimi sono nostri creditori dell’amore di Dio e della fraternità umana.

La speranza è Grazia di Dio a noi data e che richiede di essere seminata lì dove c’è chiusura perché possa sbocciare e portare frutto. Apriamoci alla speranza perché abiti nella nostra vita! Osiamo il coraggio della speranza. Maria Madre di Speranza dei cristiani interceda per noi e Dio che desidera realizzarla per i pellegrini giubilari ascolti la nostra preghiera! A noi tutti buon Cammino Giubilare della Speranza. Mons. Biagio Colaianni Arcivescovo Metropolita di Campobasso-Bojano Anno Giubilare 2025 Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe

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