“Una situazione inammissibile – aggiunge la categoria – sia per la professionista che deve essere sostenuta dal sistema e non può essere lasciata sola a coprire un servizio che deve essere garantito per legge, sia per le donne che devono essere tutelate nei propri diritti. Il fatto che in tutto il Paese sia molto consistente il ricorso all’obiezione di coscienza è un dato da anni molto preoccupante per cui Governo e Regioni hanno il dovere di intervenire con specifici provvedimenti. In moltissime aree del Paese le donne sono costrette, con non poche difficoltà, a cambiare provincia, se non addirittura regione, per accedere al servizio. Per questo è urgente pensare a nuove assunzioni di medici ginecologi attraverso dei concorsi pubblici rivolti esclusivamente a medici non obiettori. Non possono pochi professionisti garantire, da soli, un servizio ed un diritto”, conclude la Fp Cgil.
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