I primi anni di convivenza trascorrono in tranquillità, ma dopo poco, la donna inizia a diventare un peso e viene costretta a spostarsi in una stanza ricavata di fianco alla legnaia, priva di qualsivoglia forma di riscaldamento, come lo è tuttora.
La stanza è accessibile mediante una scala a chiocciola esterna e viene dotata di un sistema di chiusura dall’esterno, che seppure rudimentale – uno spago resistente legato ad un chiodo ancorato sul muro – riesce nello scopo di impedire alla donna di uscire in assenza dei coniugi.
Per anni non ha subito cure mediche, e solo sporadicamente veniva accompagnata da una parrucchiera, ove era “sorvegliata” a vista dalla cognata, non è mai più uscita da sola neanche per andare sulla tomba del defunto marito e non le è stato mai concesso di fare due chiacchiere con nessuno.
Una segnalazione, qualche mese fa, attiva la macchina della giustizia e dei Carabinieri che dapprima eseguono un accesso per acclarare la veridicità di quanto asserito nello scritto e immediatamente dopo richiedono il supporto di personale specializzato.
La donna qualche giorno fa è stata accompagnata nella Stazione Carabinieri del posto e sentita dal Maresciallo alla presenza di un consulente nominato dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Campobasso che segue le indagini circa le condotte delittuose cui dovranno rispondere i coniugi.
Rassicurata del fatto che non avrebbe più fatto ritorno in quell’abitazione e messa a suo agio, la donna ha denunciato vent’anni e più di privazioni e vessazioni psicologiche e fisiche, avendo subito percosse e schiaffi da entrambe.
Aveva la possibilità di lavarsi nella vasca del bucato una volta al mese, non le era consentito l’utilizzo del bagno ma soprattutto nella stanza a lei devoluta, non era presente alcun sistema di riscaldamento.
La “resilienza” dell’anziana donna è stata messa a dura prova negli anni, ma ha vinto la sua capacità di sopportare le gravissime privazioni subite, dalla libertà personale, a quella di parola e di autonomina, mostrando un desiderio di vivere ed uscire da tale situazione, cercando in ogni occasione di chiedere aiuto, con tentativi rimasti per troppo tempo inascoltati.
La donna è stata quindi collocata in una struttura protetta e sottoposta alle cure del caso, pur mostrandosi molto lucida e precisa nel racconto, nonostante il vissuto.
Il Comandante della Compagnia Carabinieri di Bojano nell’evidenziare le professionalità dei militari operanti, sottolinea, ancora una volta, l’importanza di denunciare sempre e tempestivamente le violenze, ma soprattutto in questo caso, come in tanti altri dormienti, di non voltare la testa, di ascoltare le richieste di aiuto, anche se velate, di vicini di casa, conoscenti o semplici coinquilini e segnalarle ai Carabinieri, perché solo vincendo il muro dell’omertà si potrà costruire una società migliore che garantisca a tutti gli stessi diritti e ponga fine alle sopraffazioni.
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