Borghi della lettura, successo per l’iniziativa a Macchiagodena

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cartello macchiagodena borghi della lettura

MACCHIAGODENA – «Grazie Presidente». Inizia con queste due parole il grande apprezzamento che Luciana Ruscitto, assessora alla Cultura al Comune di Macchiagodena, dimostra a Roberto Colella, fondatore e presidente di Borghi della lettura, che il 3 gennaio 2022 ha compiuto sette anni di vita. Il Network nazionale ad oggi comprende 60 borghi di 15 regioni italiane (Abruzzo, Molise, Lazio, Marche, Campania, Basilicata, Calabria, Puglia, Toscana, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Emilia-Romagna, Umbria, Veneto, Piemonte).

«Macchiagodena, presente nei Borghi della lettura, ha creduto fin da subito nel progetto, consapevole che vivere in un borgo significa soddisfare i bisogni della popolazione locale con primario interesse alla crescita culturale, e che ogni borgo deve avere una sua piccola biblioteca in modo che tutti ne possano usufruire, affinché la lettura serva a modellare l’intera Comunità», aggiunge l’assessora.

Ruscitto ricorda i diversi progetti, con la realizzazione di due biblioteca all’aperto, di cui una, “La terrazza della lettura”, diventata il “simbolo” del Network.

«Grazie per avere accolto la nostra richiesta di diventarne sede nazionale – afferma l’assessora alla Cultura del paese isernino -. Insieme “siamo entrati”, e per meriti, nei media nazionali (ma anche esteri), e lavorato per fare arrivare nei nostri borghi migliaia di visitatori. Ma il bello deve ancora venire… W i Borghi della lettura!».

Il presidente Colella spiega che con l’adesione ai Borghi della lettura «si sono riscontrati nel borgo in questione un miglioramento all’accessibilità e alla fruizione del patrimonio artistico e culturale; l’incontro della rete dei servizi turistici locali con le opportunità offerte dal patrimonio culturale per la creazione di percorsi di visita ed itinerari turistici complementari; lo sviluppo delle economie reali legate alla valorizzazione del patrimonio culturale ed ambientale e a sostegno della crescita delle imprese e delle organizzazioni (anche del terzo settore) nel settore culturale; la crescita della domanda culturale attraverso la promozione di un ampio ventaglio di offerta e infine la trasformazione del territorio in un laboratorio di sperimentazione culturale, attrattore di flussi turistici diversificati e di qualità».

La rigenerazione e il riuso degli spazi dei centri storici dei Borghi della lettura attraverso l’arte, la cultura, la creatività hanno assunto una rilevanza fondamentale nell’elaborazione di nuove architetture.

«In questi sette anni siamo stati invitati alla Bit di Milano, a Matera Capitale Europea della Cultura, a Borghi Viaggio Italiano nell’anno dei borghi indetto dal ministro Dario Franceschini, a Progetto Borghi e al Festival della Partecipazione sul Riuso dei Borghi a L’Aquila – elenca con orgoglio e soddisfazione il presidente -. Di recente abbiamo siglato una convenzione con l’Università di Bologna per un Master sulla Valorizzazione Turistica e Gestione del Patrimonio Culturale avendo anche il primo tirocinante di Sant’Arcangelo di Romagna. Abbiamo avviato una collaborazione di tipo promozionale con Turistipercaso.it e Italia Slow Tour in lingua inglese, due piattaforme ideate da Patrizio Roversi (nostro ambasciatore onorario) e Syusy Blady. Come Mondoborgo Vacanze disponiamo in tutta Italia di 38 strutture ricettive presenti nei nostri Borghi della Lettura».

Il manifesto dei Borghi della lettura

1) Che gli ultimi abitanti dei borghi spopolati siano i primi di nuove comunità fatte di nuovi contadini, nuovi artigiani, nuovi lavoratori e persone che decidono di tornare.

2) Restare in un borgo non significa soltanto contare le persone che emigrano, i defunti o il numero dei posti fissi rimasti. Restare significa mantenere vivi anche i luoghi abbandonati, proteggerli, valorizzarli, creare occupazione, insomma renderli vivibili avendo cura del bello.

3) Amare un borgo significa conoscerne la storia, le tradizioni, il patrimonio materiale e immateriale, conservare la pietra antica, ammirare ciò che è ancora vivo e che è stato scartato dalla modernità.

4) Vivere in un borgo significa soddisfare i bisogni della popolazione locale con primario interesse alla crescita culturale che comporta implicazioni sociali ed economiche. Ogni borgo deve avere una sua piccola biblioteca in modo che tutti ne possano usufruire affinché la lettura possa modellare l’intera comunità.

5) I borghi rappresentano il vero “made in Italy” da tutelare e valorizzare anche con nuove architetture come le piazzette o le terrazze della lettura, affinché i centri storici non finiscano nell’abbandono e nell’incuria totale.

6) Non saranno le anime morte o i pettegolezzi paesani a fare crescere un borgo ma l’intraprendenza di chi ha deciso di dare un futuro a queste piccole realtà aprendosi anche a persone esterne in grado di portare novità, freschezza e originalità.

7) I borghi più che visitati vanno vissuti. Il viaggio è intrinseco all’esperienza turistica, il rallentare per godersi il paesaggio costituisce un elemento chiave e il coinvolgimento con la popolazione locale rende una vacanza migliore.

8) Pianificare uno sviluppo basato sulla valorizzazione del patrimonio culturale significa combattere il degrado sociale innescando un indotto economico virtuoso con l’obiettivo di creare un ritorno d’immagine positivo.

9) Quello che manca spesso alle Amministrazioni comunali sono delle idee di persone che vivono in clandestinità quando invece dovrebbero servire allo sviluppo dei borghi. Per questo, i sindaci dovrebbero essere affiancati dai nuovi intellettuali, quei giovani o meno giovani in grado di progettare e sviluppare partendo dal locale per pensare al globale. Bisognerebbe istituire “l’intellettuale comunale”, una figura al servizio delle Amministrazioni comunali un po’ come guitti, artisti e numerosi intellettuali rinascimentali posero in passato le propria abilità al servizio del potere politico.

10) La conoscenza dei borghi richiama fortemente la memoria storica. Un luogo della memoria si definisce nello sguardo di chi ricorda e ricostruisce un passato ancora vivo nella mentalità e nella sensibilità collettiva. Tutti i residenti di un borgo dovrebbero partecipare a questo rito collettivo di conoscenza del passato e di costruzione dell’identità di un territorio.