Il quadro clinico si è presentato subito molto complesso per il peso, le dimensioni, l’importante e anomala vascolarizzazione peritoneale, e per il fatto che il tumore insisteva su organi vitali. L’intervento, durato circa tre ore, è consistito nell’asportazione di tutta la massa, senza residui macroscopici di malattia e senza lesionare organi vitali.Non è la prima volta che il dott. Rotondi, assistito da Berardi e Pericoli Ridolfini, si trova di di fronte a situazioni di così elevata complessità.
Negli ultimi tre anni sono stati asportati un tumore di ben 17 chili in una paziente di 65 anni, uno di 11 chili su un paziente di 53 anni e un altro di 14 chili su un paziente di 74 anni.
“Tutto questo è stato possibile grazie ad un lavoro di squadra”, afferma Rotondi ringraziando il direttore Dipartimento Immagini, e gli anestesisti-rianimatori, coordinati dal dottor Liberatoscioli. “Risultati così importanti – aggiunge il chirurgo che ha all’ attivo oltre 5000 interventi prevalentemente con tecnica laparoscopica – si ottengono solo lavorando insieme. Ringrazio anche la Direzione che ha creato le condizioni, affinché noi potessimo intervenire anche in situazioni molto difficili”.
In base al Pne 2016 elaborato da Agenas, si legge in una nota, la Fondazione Giovanni Paolo II di Campobasso registra un indice di mortalità di tumore allo stomaco pari a zero a fronte di una media nazionale del 6,12%. Per i tumori del colon il dato si assesta all’1,81% a fronte di una media nazionale del 4,13%.
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