“Per poter percepire certi sentimenti bisogna sentirli dentro. Per poter provare determinate emozioni occorre viverle o quantomeno farle raccontare dalla voce di chi le ha ancora impresse nei propri occhi e che con passione le fa arrivare alle nuove generazioni affinché la storia, la nostra storia, non cada nell’oblio. Mai.
Oggi XXV Aprile è una data che va onorata e – anche se in alcuni comuni d’Italia le cerimonie sono state bandite come a voler strappare da un libro le pagine che ci appartengono – noi non abbiamo alcuna intenzione di dimenticare l’impegno e il sacrificio dei nostri genitori e dei nostri nonni. Uomini e donne che non si sono risparmiati, che hanno lottato per regalarci un nuovo Paese. Sono loro che ci hanno dato la possibilità di arrivare fin dove siamo arrivati, che hanno annientato il nazifascismo e ricomposto i pezzi di un’Italia e di un’Europa ormai in ginocchio.
Sono proprio quegli uomini e quelle donne che ci hanno fatto rialzare e correre per ricostruire, dopo anni bui e di guerra, la nostra comunità e l’identità, e sono sempre loro che ci hanno aiutato a progettare un futuro da condividere con gli Stati del vecchio continente. Passi importanti che hanno permesso di arrivare a scrivere la Costituzione incamminandosi sul percorso che ha unito un grande popolo che non può non ispirarsi a quegli stessi principi che hanno portato uomini e donne a lottare sulle montagne, nei luoghi più impervi, fino a perdere la vita, per affermare la pace e la libertà.
Colonne portanti della società ma che hanno bisogno di cure affinché rimangano solide così come volute da volti, voci, ideologie che in questa giornata vanno ricordati. È per quanti sono stati in prima linea, per quanti non hanno avuto paura di morire che abbiamo il dovere di attualizzare il loro coraggio, di prendere in prestito i loro valori e di farli nostri, impedendo a chiunque di dividere o spaccare tutto ciò che loro unirono con grande sacrificio. Grazie a loro viviamo in uno stato democratico, e democrazia significa libertà di espressione, di pensiero, ma anche libertà di vivere in un Paese in cui è possibile la convivenza tra popoli, in cui non si dovrebbe puntare il dito, in cui nessuno dovrebbe sentirsi forestiero.
Sono convinto che il senso della Liberazione sia anche questo e che nel giorno del XXV Aprile si debba rendere gli onori a quella che è stata la Resistenza ma anche alla pacifica accoglienza e alla solidarietà. Valori che arrivano dal passato, ma che ci fanno vivere civilmente il presente e immaginare un futuro che parla diverse lingue, che utilizza il plurale. Un futuro dove le proprie radici si mescolano alle radici di chi arriva da lontano e dove la cultura di tanti riesca ad avvicinarsi a quella di pochi. In questo giorno così solenne vorrei ricordare anche il trentesimo anno dalla caduta del muro di Berlino, altra data memorabile del XX secolo.
Non solo perché è stato materialmente demolito un fiume di cemento, ma perché è stata abbattuta una barriera ideologica che si traduceva in divisione e morte, che ha spaccato un continente, una città e tante famiglie. Un muro abbattuto tre decenni fa ci impone oggi di riflettere sulle sofferenze che generano le restrizioni fisiche e mentali, sul dolore che provocano le distinzioni sociali, razziali, religiose e politiche. Ecco perché occorre impedire, con tutte le nostre forze, che nel 2019, si possano ancora alzare steccati che mettano uomini contro altri uomini.
Non è questa la preziosa eredità che ci ha lasciato chi ha vissuto la Resistenza e la Liberazione. Un’eredità che va al di là di certi disegni politici che non condivido perché rispetto la storia che è sovrana e maestra di vita. “Una data il XXV Aprile – diceva Enzo Biagi – che è parte essenziale della nostra storia: è anche per questo che oggi possiamo sentirci liberi. Una certa Resistenza non è mai finita”. E noi dobbiamo contribuire a non far spegnere mai quella fiaccola che ci rende orgogliosi di essere italiani”.
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