A 27 anni si ritrovò tra le mani il fascicolo in cui erano raccolte le informazioni e gli articoli di stampa su quel brutale assassinio e su tutti i desaparecidos di origine italiana di una provincia sconfinata che andava dai sobborghi di Buenos Aires a Mar del Plata sull’Oceano Atlantico.
Gianni Spina si è soffermato ieri a Campobasso nella sede dell’Associazione “Giuseppe Tedeschi” e ha tratteggiato la storia di emigrazione della sua famiglia, nata con il nonno Michele che agli inizi del Novecento insieme a tanti molisani lavorava con un contratto stagionale nella raccolta di mais in Argentina. Si recava a Napoli dove si imbarcava e dopo 45 giorni arrivava a destinazione, lavorava per tre mesi e poi rientrava a Cercemaggiore.
Questa tipologia di contratti venivano definiti “a rondine” e prevedevano sei mesi a casa, tre mesi in viaggio e tre mesi di attività. Michele Spina per sette anni fece la spola tra Napoli e Buenos Aires dopo preferì emigrare negli Stati Uniti e per tre volte in epoche in cui spostarsi non era agevole, fece andata e ritorno con l’America del Nord. Il nonno di Gianni aveva acquisito tanta dimestichezza con le erbe mediche e tanta esperienza che la sua casa in Contrada Selvafranca era meta di visite per cure e per consigli.
Sarà per questo legame storico o per i racconti del nonno che Gianni nel 1970, a vent’anni lascia Cercemaggiore va a lavorare a Roma dove studia con dedizione e con grandi sacrifici, fino a vincere il concorso al Ministero degli Esteri nel 1977. Da allora ha girato il mondo, prima in Argentina a La Plata, poi per tanti anni a Madrid in Spagna, quindi nell’Ambasciata d’Italia a Lima in Perù dove incontrò una suora di Cercemaggiore ed ebbe notizie di una famiglia di emigranti di Casacalenda che viveva al confine con l’Ecuador, quindi di nuovo a La Plata e poi a Mar del Plata dove ha chiuso la carriera diplomatica e dove vive per alcuni mesi all’anno come il nonno, dividendosi tra quella città, Roma e Cercemaggiore dove ha risistemato con amore la casa di famiglia.
I suoi quattro figli per non smentire le tradizioni storiche molisane lavorano rispettivamente a Madrid, a Parigi, ad Amsterdam e a Melbourne, parlano quattro lingue e sono ricercatori universitari, dirigenti bancari e professionisti. La famiglia Spina ha in tasca il Mondo e da 120 anni porta il nome del Molise da un continente all’altro con disinvoltura e senso di attaccamento alla radici. Una bella storia della nostra terra che Gianni ha voluto condividere con un suo familiare di cui aveva sentito parlare e che oggi dirige
un importante Confederazione Sindacale e con i volontari della nostra Associazione, prima di riprendere il volo l’8 gennaio e tornare “a rondine” a Mar del Plata in Argentina. Grazie per gli auguri di Buon Anno che ci hai lasciato Gianni, auguri che giriamo a tutti i molisani nel mondo ovunque essi siano.
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