CAMPOBASSO – Il parere negativo espresso dalla Commissione Tecnica PNNR-PNIEC del ministero dell’Ambiente e della sicurezza Energetica, per la realizzazione di un impianto agrivoltaico in Basso Molise, denominato “Larino 4”, riaccende i riflettori, per la verità mai spenti, sulla necessità di individuare e indicare al più presto le aree idonee alla realizzazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili.
Una necessità sottolineata da Coldiretti Molise già all’indomani della pubblicazione del D.M. del 21 giugno 2024 sulla “Disciplina per l’individuazione di superfici e aree idonee per l’installazione di impianti a fonti rinnovabili”. Infatti, il Decreto in questione, fissava al 1° gennaio 2025 il termine ultimo entro quale le Regioni avrebbero dovuto indicare gli obiettivi energetici e i criteri, individuati dal Decreto stesso, definendo puntualmente le aree idonee e quelle non idonee. Una mappatura del territorio che, ad oggi, ancora non è stata resa nota.
Inoltre, il parere negativo espresso dalla Commissione sul ‘Larino 4’ impone una riflessione ancor più approfondita essendo questo un impianto ‘agrivoltaico’, ovvero che combina la produzione di energia solare fotovoltaica con l’agricoltura tradizionale, che nel caso dell’impianto in questione prevedeva di alternare i pannelli solari con la coltivazione di un uliveto intensivo e leguminose.
La realizzazione di un altro impianto agrivoltaico è stato invece autorizzato, il 24 dicembre 2024, dalla Regione Molise in agro di Campomarino. “Si tratta – spiega Adamo Spagnoletti, vice Presidente regionale di Coldiretti Molise – di un impianto fotovoltaico integrato con un uliveto, destinato a produrre energia e mantenere, almeno sulla carta, un utilizzo agricolo del terreno”.
Alla luce di tutto ciò appare, quindi, sempre più evidente che “la mappatura del territorio molisano – prosegue il vice Presidente di Coldiretti – risulta fondamentale ed urgente al tempo stesso; indispensabile per consentire agli imprenditori agricoli di valutare se vi sia la concreta possibilità di investire in produzioni di qualità ed eccellenza, vista la disponibilità di un’ambiente incontaminato di cui la nostra regione è ricca, o se, al contrario, gli agricoltori saranno costretti a dover scegliere se prediligere la produzione di energia a quella del cibo”.
“Non va inoltre dimenticato – aggiunge Spagnoletti – che l’individuazione delle aree idonee alla realizzazione di impianti per la produzione di energia rinnovabile risulta di primaria importanza anche per dare certezze agli imprenditori agricoli circa la destinazione del suolo, considerato che l’agricoltura deve poter programmare gli interventi con una prospettiva temporale di lunga durata”.
Come ormai noto il Molise produce, stando agli ultimi dati dell’Eurispes, circa il doppio dell’energia che consuma, ma nonostante ciò vi sono centinaia di richieste di autorizzazioni per la realizzazione di “parchi” (termine quanto mai fuorviante che tende ad associare questi mega impianti ad un paesaggio in armonia con la natura) eolici o fotovoltaici su terreni agricoli, avanzate da multinazionali che offrono cifre esorbitanti agli agricoltori per l’affitto dei terreni dove realizzarli.
“Circostanza, questa – sottolinea il Direttore regionale di Coldiretti, Aniello Ascolese – che sta determinando anche distorsioni del mercato degli affitti e delle vendite con danni indiretti a moltissime aziende che, fra mille difficoltà, continuano a produrre, spesso anche sotto i costi di produzione, cibo di qualità, sano e genuino, per l’intera collettività.”
Numerose sono state, negli anni, le iniziative messe in campo da Coldiretti in difesa dei terreni agricoli “minacciati”: fra le tante ricordiamo la petizione, promossa da Coldiretti Giovani Impresa, il movimento giovanile dell’Organizzazione nel 2021, denominata “Si all’energia rinnovabile senza consumo di suolo agricolo”, che ha consentito di sensibilizzare l’opinione pubblica verso il rischio dell’indiscriminato proliferare di tali impianti.
In quell’occasione l’Organizzazione sostenne anche l’azione svolta, nel Basso Molise, dal ‘Comitato per la salvaguardia del territorio molisano’, al quale avevano aderito agricoltori e cittadini preoccupati dalle conseguenze che tali installazioni avrebbero provocato, limitando la coltivazione e deturpando definitivamente l’immagine dell’intera area.
L’azione sindacale che fu messa in campo accese i riflettori anche sulla realizzazione di un “parco” che sarebbe dovuto sorgere fra Nuova Cliternia e Portocannone, composto da 5 aereogeneratori di un’altezza complessiva di 200 metri, che ottenne un giudizio negativo di compatibilità ambientale dai Ministeri dell’ambiente e della Cultura.
Coldiretti non è contro le rinnovabili ma al posto dei ‘mega parchi’ suggerisce l’utilizzo di impianti solari sui tetti e/o agrivoltaici sollevati da terra che debbono, tuttavia, essere compatibili con le realtà produttive del territorio, consentendo di integrare il reddito degli agricoltori con la produzione energetica rinnovabile, evitando peraltro soluzioni a dir poco irragionevoli e del tutto scollegate con la cultura e le colture tradizionali.