Per il Molise erano disponibili solo 36 quote riservate alle Associazioni Agricole di categoria; un numero estremamente esiguo per far fronte a tutte le esigenze del territorio. Secondo Coldiretti Molise è dunque giunto il momento di assumere una gestione diretta dei flussi, sfruttando i passi importanti fatti con la revisione dell’ultimo decreto, con un maggiore coinvolgimento delle associazioni datoriali.
“Il primo problema – spiega il Direttore regionale di Coldiretti Molise, Aniello Ascolese – è rappresentato dal fatto che non tutti gli occupati richiesti risultano poi effettivamente disponibili quando serve; infatti, nel 2024, secondo una stima Coldiretti, della quota gestita direttamente dalle associazioni datoriali agricole ne era arrivato solo il 70%, mentre nel 2023 la percentuale era stata addirittura di appena 1/3”.
Numeri che evidenziano come sia giunto il momento di cambiare il sistema, così da evitare i fenomeni fraudolenti e le infiltrazioni della criminalità organizzata”. Un pericolo, questo delle infiltrazioni criminali, cui anche il territorio molisano, specie a confine con Puglia e Campania, è esposto e dunque costantemente attenzionato da parte delle Forze dell’Ordine.
Secondo Coldiretti Molise è inoltre importante arrivare a sanare le posizioni di irregolarità di tanti stagionali; per questo positivo, in quest’ottica, è il risultato ottenuto dalla Coldiretti nel consentire la “conversione” del permesso di soggiorno da stagionale a subordinato per i lavoratori stagionali già presenti in Italia, previa valutazione del possesso dei requisiti sia dei lavoratori che dell’azienda. Una soluzione, questa, che consente di evitare il mercato del lavoro sommerso e il caporalato, integrando legalmente questa “nuova” forza lavoro.
Inoltre oggi appare quanto mai opportuno anche lavorare sulla formazione all’estero. Per questo Coldiretti, assieme a Filiera Italia, Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim) e E4Impact, ha già messo in campo un progetto per la reperibilità di manodopera qualificata, partito da Egitto, Marocco e Costa d’Avorio. L’obiettivo è formare i lavoratori direttamente nei Paesi d’origine, superando l’idea che l’agricoltura abbia bisogno solo di braccianti, attraverso una formazione specialistica che punti a creare anche, ad esempio, piloti di droni o altre figure professionali capaci di padroneggiare gli strumenti di Agricoltura 4.0.
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