MILANO – L’intelligenza artificiale scriverebbe di loro come i salvatori della tavola degli italiani. Noi che siamo dotati di cuore e viviamo di sensazioni vi raccontiamo la vera storia di uomini e donne che con la loro dedizione al lavoro del cuoco, guardano il cielo e arrivano sino alla sede politica più in alto d’Italia, la sede della Regione Lombardia in quel di Milano, per l’assemblea dei soci della Federazione Italiana Cuochi.
Più che amici, solidali o associati, vestono con grande stile la giacca bianca di chi della propria professione, nella convinzione di esser nel giusto, non si arrampica agli specchi di una politica spesso e volentieri non del tutto amica, ma agli specchi riflettenti la vera missione del cuoco.
Tra questi cuochi molisani che nel tempo hanno costruito con sapienza e modestia, la loro forza, la loro professionalità, la partecipazione attiva a un movimento che non solo esprime bellezza ma trae dal senso della vita, la parte migliore: il gusto!
Andrea Soledad Lopez, Ernesta Vassolo, Matteo Miucci, Giovanni Colarusso quali membri dell’assemblea, Valentin Nestor e Giuseppina Vassolo uditori, hanno rappresentato il Molise nell’Assemblea generale della Federazione tenutasi proprio nella straordinaria sede della Regione Lombardia a Milano.
Padrona di casa l’assessore Barbara Mazzali, amica del Molise grazie soprattutto alla ultraventennale amicizia con Maurizio Varriano che, come fu per il presidente del Consiglio della Regione Puglia, Loredana Capone, è stata omaggiata della giacca e della toque bianca che eleva al cielo la missione di chi conserva, tramanda, soddisfa il mondo della biodiversità alimentare.
Nell’anno decisivo per il riconoscimento Unesco della cucina italiana e quindi del nostro straordinario patrimonio gastronomico, il Molise primeggia per biodiversità e per partecipazione attiva al riconoscimento con continui incontri atti alla formazione professionale, alla condivisione di eventi, alla magia che solo il cibo riesce a infondere.
Spirito dall’abnegazione di chi crede si può ancora uscire da tunnel senza luce e ritrovare la giusta serenità per vivere insieme la felicità che ognuno di noi merita. “Il Molise è tra le plaghe più segrete, profonde e meno conosciute del nostro paese” narra lo scritto di un eccelso Guido Piovene ma non ha mai perso il gusto del romantico che strega e ricorda che, alla Franco Arminio, il Molise non è una regione ma una vera e propria vitamina. E così, come scrisse Francesco Jovine: ”il Molise sento che dolcemente torna nel sangue il senso profondo del luogo, che la memoria si riapparenta egualmente ad odori, suoni, rumori. I contadini pongono lo sguardo oltre le nuvole buie e si caricano delle tinte del cielo invisibile ce splende al di là dei monti”.
Questa la giusta poesia che traspare dal lavoro apparentemente di sole mani dei cuochi molisani, dei cuochi in genere, di chi nel tempo ha formato sé stesso a formare altri e a regalare emozioni, quelle che il tempo non cancella, quelle che il tempo rafforza e rende uniche. Così anche per i nostri bei cuochi che orgogliosamente portano il Molise nel cuore e spandono l’essere provinciali nella marginalità regionale, in ogni occasione.
E l’occasione dettante emozione e consapevolezza di poter insieme salire le scale del successo, quella dell’assemblea dei soci di Milano, è stato il giusto momento per trarne esperienza e condizionare positivamente un percorso di crescita che vede il Molise porsi “dal margine al centro” per riprendere il titolo del bellissimo dossier coniato per “Agnone Capitale della Cultura”. “Il Molise è terra di contadini, di gente ordinariamente taciturna; non dice che l’indispensabile; abitante di una terra difficile, aspra, scoscesa, rotta, a pendii rocciosi, a sassaie aride, ha nelle vene l’asprezza della lotta per vivere” scriveva ancora Francesco Jovine.
Forse tutto ciò ha cambiato la vita dei molisani e di chi porta in sé la voglia di non soccombere, di restare. I cuochi sono l’emblema di una restanza senza tempo e, nel lanciare il cappello bianco al cielo, a dimostrazione della voglia di felicità, rendono tutti noi felici di poter applaudire un mondo che lavora quando gli altri si godono le feste, rendono felici sempre gli altri anche quando nel loro cuore alberga qualche pizzico di solitudine. “La mia felicità è la tua, restituiscila almeno con un applauso e il sorriso che esplica il giusto ringraziamento”. Evviva i cuochi, abbasso l’intelligenza artificiale!