I dati della nona edizione dell’Osservatorio sulla demografia d’impresa nelle città italiane e nei centri storici, un’indagine sul tessuto commerciale italiano
REGIONE – L’Osservatorio sulla demografia d’impresa nelle città italiane è un’analisi dell’Ufficio Studi di Confcommercio sui cambiamenti del commercio e delle imprese nelle città italiane negli ultimi dieci anni, con particolare riguardo ai centri storici. Realizzata in collaborazione con il Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne, la nona edizione dell’Osservatorio sulla demografia d’impresa nelle città italiane e nei centri storici arriva in una fase in cui l’economia italiana è sostanzialmente in buona salute con un’inflazione, per ora, sotto controllo e con una discreta tenuta dei consumi grazie soprattutto all’andamento positivo dell’occupazione. L’anno appena iniziato mostra, però, un rallentamento ma soprattutto permangono elementi di incertezza per il difficile quadro internazionale a causa dei conflitti in Medioriente e in Ucraina e degli attacchi nel Mar Rosso.
In questo difficile contesto, il commercio e le città – che proseguono l’evoluzione degli ultimi anni con meno insediamenti del commercio tradizionale e più servizi – stanno dimostrando comunque vitalità e reattività, anche grazie all’aumento della quota di occupati stranieri nei nostri settori.
L’analisi riporta i dati aggiornati sull’evoluzione commerciale nelle città dal 2012 ad oggi e riguarda i dati dei 120 comuni medio-grandi italiani (regione per regione), di cui 110 capoluoghi di provincia e 10 comuni non capoluoghi di media dimensione (escluse le città di Milano, Napoli e Roma perché multicentriche, dove non è possibile, cioè, la distinzione tra centro storico e non centro storico).
Tra il 2012 e il 2023, in Italia, sono spariti oltre 111mila negozi al dettaglio e 24mila attività di commercio ambulante; sono cresciute solo le attività di alloggio e ristorazione (+9.800). Nello stesso periodo, nel commercio, negli alberghi e nei pubblici esercizi si riducono le imprese italiane (-8,4%) e aumentano quelle straniere (+30,1%). E metà della nuova occupazione straniera nell’intera economia (+242mila) è proprio in questi settori (+120mila). Nei centri storici chiudono più negozi che nelle periferie, si riducono le attività tradizionali e aumentano i servizi.
Nel Molise nel periodo 2012/2023 i due capoluoghi di provincia, Campobasso e Isernia hanno perso 241 negozi al dettaglio.
A Campobasso soffre il commercio al dettaglio con un saldo negativo di imprese (-87) tra il 2019 e il 2022, tra cui 35 nel centro storico, 52 nel resto della città. In crescita nel centro storico le attività come alberghi, bar e ristoranti con un saldo positivo di 10 imprese ma sono state 7 quelle che hanno chiuso i battenti nel resto della città.
Nel periodo considerato dall’indagine (2019/2023), i dati di Isernia del commercio al dettaglio registrano un calo delle attività sia nel centro storico (-5), che nella restante parte della città (-18). In controtendenza rispetto al 2019 i numeri relativi ad alberghi, bar e ristoranti (-16), che diminuiscono sia nel centro storico (-3) che nei quartieri (-13).