Pochi autori riescono a parlare di strappi. Donatella Di Pietrantonio ci è riuscita. Un vocabolario scabro, schietto. La sua scrittura ha un timbro unico, una grana spigolosa ma piena di luce, capace di governare con delicatezza una storia incandescente. Abruzzese orgogliosa, con il suo L’Arminuta ha vinto il Premio Campiello lo scorso anno, e ora arriva nel capoluogo molisano per incontrare il pubblico L’Arminuta (la ritornata, ndr) è uno di quei romanzi che toccano corde così profonde, originarie, che sembrano chiamarci per nome.
È quello che accade fin dalla prima pagina, quando la protagonista, con una valigia in mano e una sacca di scarpe nell’altra, suona a una porta sconosciuta. Ad aprirle, sua sorella Adriana, gli occhi stropicciati, le trecce sfatte: non si sono mai viste prima. Inizia cosí questa storia dirompente e ammaliatrice: con una ragazzina che da un giorno all’altro perde tutto: una casa confortevole, le amiche più care, l’affetto incondizionato dei genitori. O meglio, di quelli che credeva i suoi genitori. L’accettazione di un doppio abbandono è possibile solo tornando alla fonte, a se stessi.
Donatella Di Pietrantonio affronta il tema della maternità, della responsabilità e della cura, da una prospettiva originale e con una rara intensità espressiva. Le basta dare ascolto alla sua terra, a quell’Abruzzo poco conosciuto, ruvido e aspro, che improvvisamente si accende col riflesso del mare.
PROSSIMO APPUNTAMENTO
Ti racconto un libro prosegue martedì 13 febbraio, alle ore 18.30 nel Circolo Sannitico di Campobasso, con il primo appuntamento della seconda edizione di ‘Scritti di cuore – l’amore e le parole per raccontarlo’, la rassegna promossa e organizzata dall’assessorato alle Politiche per il sociale e giovanili del Comune di Campobasso e dall’Unione Lettori Italiani in collaborazione con la Provincia e la Direzione Casa Circondariale di Campobasso. A dare il via alla rassegna ci penserà Teresa Ciabatti con la presentazione del suo La più amata, un’autofiction sincera, feroce, perturbante, che nasce dall’urgenza di fare i conti con un’infanzia felice bruscamente interrotta, ricostruendo la storia di una famiglia e, con essa, le vicende di un’intera epoca.
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