“C’è sempre un po’ di noi stessi nelle storie che raccontiamo – racconta l’autrice – Avevo un prozio anarchico un uomo dalle forti passioni tipicamente novecentesche che da giovane si era sposato sotto un fico perché gli anarchici giuravano volentieri fedeltà alla proprie donne davanti a un albero, rivolti a una nuvola, a un gregge o a un campo di grano, ma giammai al cospetto di un’autorità civile o religiosa. Il prozio era considerato la pecora nera della famiglia ed era invitato alle feste solo per decoro. Ma naturalmente le pecore nere sono quelle che più affascinano i bambini. Così ho conosciuto Fortuna Cavina l’anarchica, la reietta, la fuggitiva, una figlia del suo tempo su cui ho costruito il mio romanzo lungo 30 anni di storia italiana tra Romagna, Castelli romani e il lago di Nemi”. Un bel viaggio, raccontato con passione e tanto amore dalla Tassinari, instancabile scrittrice, dall’eloquio sempre caldo e affascinante.
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