Ecco perché le criticità di Pizzone II non saranno superate

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PIZZONE – A sette giorni dalla scadenza per la presentazione delle integrazioni al progetto da parte di Enel, il Coordinamento No Pizzone II svela perché le criticità non saranno superate. Ribadita la netta contrarietà al progetto Enel. Ieri, 24 agosto, il coordinamento No Pizzone II ha organizzato un’assemblea pubblica, a Castel San Vincenzo, nella piazza Umberto I, con vista sullo splendido lago turchese, uno dei tesori ambientali di questo territorio. Alle ore 15 l’assemblea è stata preceduta da un incontro informativo per illustrare perché, nonostante le presunte modifiche, l’opera resterebbe devastante per l’ambiente interessato, e incompatibile con l’esigenza di tutela di un territorio ad alto pregio naturalistico.

Il 17/01/24 il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) aveva concesso ad ENEL una ulteriore sospensione, fino al 31/08/24, per consentirle “una revisione sostanziale del Progetto secondo una nuova soluzione tecnica”. Alla scadenza della precedente sospensione, il 12/01, Enel aveva infatti “messo in luce la necessità di apportare una serie di modifiche” riguardanti gli ambiti di impatto in seguito alle molte osservazioni ricevute, e svolgere nuovi rilievi e indagini. Ebbene, il Coordinamento No Pizzone II ha preso in considerazione gli ambiti d’impatto e le presunte mitigazioni che i funzionari Enel avevano indicato al MASE, dimostrando che non risolvono minimamente nessuna delle criticità.

È stata distribuita ai presenti una scheda riassuntiva.

1. INVASIVITA’ DELL’IMPIANTO SUI LAGHI DI MONTAGNA SPACCATA E CASTEL SAN VINCENZO. Enel aveva indicato come mitigazione la riduzione delle oscillazioni del livello degli invasi di Castel San Vincenzo e Montagna Spaccata, attraverso la riduzione della potenza installata da 300 a 150 MW. Il Coordinamento ha rilevato che nonostante la riduzione della potenza, si determinerebbe comunque uno stravolgimento dei laghi. Infatti la quotidiana oscillazione dei livelli renderebbe in ogni caso le rive perennemente fangose e impraticabili per ampie superfici, mentre le acque subirebbero un intorbidamento certo. Inoltre, l’impianto resterebbe predisposto per un futuro aumento di potenza. L’invasività dei lavori di realizzazione dell’opera, come lo svuotamento dei due bacini per lunghi periodi, risulterebbe letale per l’economia locale, in particolare per le attività turistiche che a fatica si stanno affermando.

2. INTERFERENZA DELL’OPERA IN FASE DI REALIZZAZIONE E DI ESERCIZIO. Enel aveva indicato di voler spostare le opere permanenti d’impianto in superficie al di fuori dell’area del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise (PNALM). L’eliminazione di cantieri, strade di accesso, aree di rimessa del materiale di scavo dall’area del PNALM, con lo spostamento in aree esterne al perimetro del parco. Il Coordinamento ha rilevato che Caverna, Tunnel e pozzi piezometrici verrebbero realizzati nel ventre dei monti Mattone e La Rocca, nel cuore del PNALM così come il cantiere principale. Tutti gli altri cantieri ricadrebbero comunque nell’area di protezione esterna del PNALM, anch’essa sottoposta a tutela ambientale, importante corridoio ecologico per le specie, primo tra tutti l’orso che pagherebbe pesantemente le conseguenze del forte disturbo e della frammentazione dell’habitat.

3. DISBOSCAMENTI. Enel indicava la riduzione del numero ed estensione cronologica e di superficie dei cantieri, con la conseguente riduzione delle superfici soggette a taglio di alberi. Il Coordinamento rileva che i disboscamenti sarebbero inevitabili in conseguenza delle attività di realizzazione dell’opera, a partire dalla viabilità dei mezzi meccanici.

4. IMPATTO DEI CANTIERI. Enel indicava l’intenzione di spostare i cantieri in aree a ridotta visibilità. Il Coordinamento ha rilevato che la movimentazione e il trasporto di materiale e detriti determinerebbe uno stato di fortissima contaminazione da polveri sottili dell’aria.

5. INVASIVITA’ DEGLI SCAVI. Enel aveva indicato l’intenzione di modificare le tecnologie di scavo, da convenzionale (dinamite) a meccanizzato con frese, e la riduzione dei volumi di scavo, mediante la riduzione delle opere di accesso in sotterraneo consentita dal cambiamento di tecnologia. Il Coordinamento ha rilevato che il diametro dei tunnel (sei metri), così come quelli della condotta forzata e dei pozzi piezometrici resterebbe invariata. Ulteriori scavi sono previsti per i tunnel di servizio. Inoltre l’area interessata dalla realizzazione delle opere risulta attraversata da una faglia sismica attiva e capace. Su aree con queste caratteristiche vige l’inedificabilità assoluta per ovvie ragioni di sicurezza. Tunnel, pozzi, condotta forzata e centrale in caverna verrebbero scavati nel monte Mattone che è quasi interamente classificato al più elevato grado di rischio idrogeologico per frana da scivolamento. Anche su tali aree vige il divieto di edificazione.

6. INCIDENZA DELL’OPERA SULLE FALDE ACQUIFERE. Enel aveva indicato la necessità dell’adozione di specifici accorgimenti di progetto al fine di evitare perturbazioni della falda (in particolare un nuovo tracciato delle opere sotterranee redatto su uno specifico modello idrogeologico dell’area, tracciato al di sopra dei livelli di falda misurati e comunque con tecnologie di scavo impermeabili). Il Coordinamento ha rilevato che ad oggi non risulta essere stato elaborato alcuno studio sulla possibile variazione che l’opera avrebbe sul regime delle acque. Non vi è garanzia alcuna che il percorso dei tunnel (obbligato in considerazione del percorso orizzontale tra i laghi), non vada a interferire con sorgenti sotterranee. La stessa portata del fiume Volturno verrebbe messa a rischio dalla realizzazione degli scavi.

7. ELETTRODOTTI. Enel indicava la modifica della soluzione di allacciamento, da spostare al di fuori delle aree antropizzate ed in sotterraneo, necessariamente da concordare con TERNA. Il Coordinamento ha rilevato che la realizzazione di un mega elettrodotto di tale portata (le torri sono alte 40 metri), deturperebbe il paesaggio in maniera impressionante. Non vi sarebbe possibilità di scongiurare l’esposizione da campi elettromagnetici per i residenti nelle aree prossime. Inoltre sarebbe altamente letale per tantissimi uccelli. Studi recenti dimostrano infatti che la presenza di elementi estranei all’ambiente naturale che rapaci ed altri uccelli non riescono a vedere, costituisce la principale causa di mortalità per l’avifauna.

Alle ore 16 è poi iniziata l’assemblea, molto partecipata, che è stata un significativo momento di confronto aperto su una vicenda decisiva per il destino dei nostri territori. In particolare ci si è confrontati sulle modalità di prosecuzione della lotta: il 31 agosto, scadenza che il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha concesso all’Enel, si avvicina.