Secondo l’associazione, “occorre un nuovo sistema di qualificazione che tenga conto di nuovi parametri e non solo basato sui requisiti economico finanziari e tecnico organizzativi, peraltro nel privato neppure richiesti, ma che tenga materialmente conto di altri fattori quali l’anzianità e l’esperienza dell’impresa, i contenziosi intercorsi con le varie committenze, il know how aziendale, il numero di infortuni pregressi ed altri criteri reputazionali”.
“La patente a punti – osserva il presidente dell’Acem, Corrado Di Niro – non è un sufficiente deterrente al fenomeno infortunistico ed è estremamente iniqua in quanto mette sullo stesso piano tutte le imprese senza tener conto della loro storia e della loro strutturazione. Occorre invece riformare il sistema complessivo di qualificazione e parametrarlo su indicatori reali dell’organizzazione aziendale integrandolo opportunamente con una maggiore formazione di tutti i soggetti presenti in cantiere”.
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