E ancora: “La musica liquida è comoda, ma la comodità spesso non dà valore. Un tempo la musica si acquistava, si curava, si ascoltava, guardava, leggeva, conservava. Ancora oggi abbiamo dischi di 30 anni e oltre e portiamo loro rispetto. Sono oggetti che esistono ed esisteranno per sempre”. Hanno partecipato alla realizzazione di questo album, oltre alla voce, chitarre e synth di Raffaele Spidalieri, anche: Mauro Grossi al pianoforte e tastiere, Luca Ravagni ai fiati, tastiere e programmazioni elettroniche, Diego Perugini alle chitarre, Franco Fabbrini e Ares Tavolazzi ai bassi elettrici e contrabbasso, Andrea Beninati, Gianni Cerone, Gianluca Meconcelli alla batteria e alle percussioni.
Nel disco di Spidalieri (che nella sua lunga carriera musicale, proseguita sempre in parallelo all’attività di apprezzato medico neurologo, ha già pubblicato diversi dischi, realizzato spettacoli teatrali e centinaia di concerti in tutta Italia) ci sono dodici tracce nelle quali il cantautore campobassano ha messo pezzi di strada, libri, esperienze, ambizioni ed auspici, consapevolezze, speranze, buone energie. Ma anche fallimenti, autori classici, viaggi nella profondità della sua anima e del suo inconscio. Spidalieri ha inserito queste cose nelle sue canzoni, sperando che in qualche modo possano accendere delle piccole fiammelle di nuova vita in chi le ascolta.
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