Negli ultimi due giorni del mese di luglio, l’incantevole borgo di Scapoli, situato alle pendici delle Mainarde e all’interno del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio, Molise, diventa luogo di contaminazione fra culture e tradizioni di diversa provenienza, occasione di incontro, riflessione, approfondimento. Offre momenti di grande coinvolgimento: si suona, si balla, si canta per le strade, le piazze e i vicoli del paese. Tra i tanti pregi che possono essere ascritti al Festival, c’è l’essere riusciti a far in modo che Scapoli divenisse la “capitale europea della zampogna”, con tutto il ritorno turistico che la circostanza comporta.
Ma c’è anche un altro punto da rimarcare. La zampogna è uscita dal confinamento in cui è stata relegata per secoli e ha assunto una dignità pari a quella di altri strumenti musicali. Oggi è inserita all’interno di ensemble strumentali, è entrata a pieno titolo nei cartelloni delle stagioni concertistiche e gli zampognisti sono musicisti a tutto tondo. Anche Scapoli ha fatto la sua parte e ha contribuito, non poco, a questa azione di sdoganamento culturale.
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