TERMOLI – Una fine che segna un nuovo inizio. L’ultima serata del Termoli Jazz Festival 2019 apre ad una significativa e coraggiosa svolta: dal concerto di ieri, 31 agosto, forse nulla sarà più come prima. Con gli incredibili Technoir prima e Nikitch & Kuna Maze con Raph Stark poi, la virata della manifestazione verso le nuove forme del jazz è netta e sorprendente.
Un sabato sera speciale quello vissuto ieri in Piazza Duomo per la terza ed ultima serata di questa sesta edizione del festival. Se c’era qualche scettico, ieri è stato messo a tacere con ben due sensazionali concerti.
A calcare il palco per primi sono stati i Technoir, duo italiano ma con origini nigeriane e greche di stanza a Milano. Alexandros e Jennifer hanno stupefatto davvero tutti. Lui (diplomato al Conservatorio in musica elettronica), con la sua chitarra e il suo lapton, insieme al basso di Luca Bologna ha impresso un ritmo coinvolgente e avvolgente, con assoli strepitosi. Lei, voce sublime dalle sonorità profonde, complici gli effetti ha trasportato gli attenti ascoltatori in atmosfere a tratti psichedeliche.
Il loro è un jazz che si miscela al soul impreziosito dal tocco dell’elettronica. A Termoli i due giovani artisti hanno presentato i brani originali del loro ultimo Ep che si intitola Alienation. La loro musica, così incline alla sperimentazione, un po’ alienante lo è davvero e sentirla risuonare dal vivo è stata un’emozione impagabile. La piazza termolese, non abituata a questo tipo di musica, ha risposto in maniera eccellente: tutti a muoversi e a scaldarsi per il secondo, trascinante, concerto.
Già perché i Technoir, dopo un’ora intensa di esibizione, hanno lasciato il palco ad un altro duo, questa volta di Bruxelles: Nikitch & Kuna Maze, che per la loro performance sono stati accompagnati dal grintoso Raph Stark, batterista che ha entusiasmato la folla.
Nikitch ha un’energia implacabile e si dimena con ritmi vorticosi tra la tastiera, il flauto traverso e le sequenze di sintetizzatore. Kuna Maze al basso ‘tesse’ la trama. Non c’è da stupirsi del virtuosismo dei due: giovanissimi sì, ma con alle spalle anni di studi jazz (e ancor prima di musica classica) al Conservatorio di Chambéry in Francia, dove si sono incontrati. Accomunati da un desiderio di travalicare i confini del jazz esplorando nuove vie e nuovi linguaggi artistici, sono poi approdati all’elettronica che oggi interpretano magistralmente. Nei loro brani c’è eco di hip-hop, chill out, dowbeat. A chi questi termini non dicono nulla, basti sapere che il suono prodotto ha esaltato il pubblico, persino quello più ‘anziano’.
Una piazza così non si era mai vista, l’energia e la grinta del gruppo non ha risparmiato proprio nessuno. Tutti a muoversi, a battere il tempo, qualcuno a ballare. E gli applausi sono stati tutt’altro che di circostanza. Se qualche sedia vuota c’era, con l’incedere del live di Nikitch, Kuna Maze e Raph Stark non c’era più. Affatto ‘freddi’ col pubblico, sul finale hanno scherzato ancor di più: “Do you want another one?” e la platea in visibilio ha gridato il suo ‘yeah’. Ma Another one è il titolo di un loro pezzo, quello con cui si sono congedati dal pubblico adorante che poi li ha ‘assaltati’ sul palco per autografi e selfie.
I ritmi forsennati dei tre hanno dunque infiammato Piazza Duomo, regalando un finale eccezionale al Termoli Jazz Festival 2019 e lanciandolo di diritto nel 2020.
Che potere e potenzialità ha il Termoli Jazz Festival si è visto ieri in maniera incontrovertibile. Grazie anche all’ottima selezione musicale di dj Sebastian che ha accompagnato il prima e il dopo, la piazza – con i suoi locali pieni – era come inebriata da tutta l’energia positiva che la serata ha ingenerato.
L’edizione di quest’anno verrà ricordata per aver esplorato nuovi sentieri del jazz senza mai per questo tradirlo. Il Festival da oggi si apre a queste nuove prospettive che – gli organizzatori ne sono persuasi – potrebbero fare la fortuna di Termoli e della sua manifestazione musicale.