Così il vescovo della Diocesi di Termoli-Larino, Gianfranco De Luca sulla vicenda di Davide Macciocco, che lo scorso 15 settembre ha scelto il suicidio assistito a Zurigo all’età di 40 anni, 20 dei quali trascorsi da paralizzato dopo un tuffo in mare. “In questo momento – ha aggiunto il vescovo – mi sento vicino ai suoi familiari, amici, conoscenti e con loro condivido dolore sincero e rivolgo al Signore l’invocazione di tutta la nostra Chiesa locale”.
“La scelta di Davide suscita in noi anche il problema della cura e dell’accompagnamento di quanti vivono drammi analoghi a quello di Davide – ha sottolineato – la cui libertà è fortemente condizionata dalla malattia e dal dolore, perché ad essa viene negata ogni ulteriore possibilità̀ di relazione umana, di senso dell’esistenza. Non possiamo mai tirarci indietro di fronte al dolore e alla sofferenza. Quello che dobbiamo guardare non è solo il problema del dolore ma anche il problema della solitudine, intesa non tanto come assenza di persone, ma come solitudine vitale, quella solitudine in cui il malato affronta la crisi interiore causata dalla sua malattia”.
“Il caro fratello Davide – ha concluso il vescovo – ci provoca e ci interpella riguardo ad una realtà dolorosa di fronte alla quale il nostro territorio, in particolare, mostra gravi carenze e sollecita tutti, livelli istituzionali, associativi e ogni singola realtà attiva in ambiti assistenziali, a prendere seriamente in considerazione la promozione di strutture che sostengano ammalati e familiari, per mostrare concreta condivisione e dare loro speranza e fiducia”.
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