SAN MARTINO IN PENSILIS – Si è tenuto questa mattina, presso l’Auditorium della scuola di San Martino in Pensilis, l’incontro tra i ragazzi delle terze dell’I.C. John Dewey (plessi di San Martino in Pensilis, Portocannone e Ururi) e il vicepresidente dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Antonio Ballarin.
Obiettivo dell’evento, ripercorrere una pagina di storia troppo spesso trascurata, quella che riguarda l’esodo della popolazione giuliano- dalmata e il massacro delle foibe, in occasione della celebrazione della Giornata del Ricordo, istituita nel 2004.
“Abbiamo l’onore di parlarne con un uomo di scienza – ha precisato la Dirigente Scolastica Immacolata Lamanna – nonché uno dei massimi rappresentanti delle Associazioni istriane e dalmate”.
Con parole semplici ed esempi concreti, Ballarin ha catturato l’attenzione e l’interesse degli studenti che hanno arricchito il dibattito con domande e curiosità.
“Chiedetevi sempre il perché profondo delle cose”, il suggerimento del professor Ballarin indirizzato agli alunni, dopo aver ripercorso gli eventi principali della storia italiana che hanno portato ad una delle persecuzioni più atroci fatte a danno di una popolazione dall’Unità d’Italia ad oggi. L’ospite ha poi raccontato aneddoti della propria vita, iniziata in un insediamento di profughi a Roma in cui non si parlava italiano, ma solo dialetti istriani e dalmati. Ballarin ha ripercorso i duri anni della sua infanzia quando, vessato da insegnanti e compagni, si era convinto di non essere abbastanza intelligente, provando sulla propria pelle il potere feroce della discriminazione. Poi la rivalsa, con il raggiungimento di grandiosi risultati prima in ambito scolastico, poi universitario, con il conseguimento della laurea in fisica, e infine professionale. Da più di 30 anni, infatti, è coinvolto in numerosi progetti di ricerca e sviluppo in vari campi dell’Intelligenza Artificiale, oltre ad essere autore di più di 170 pubblicazioni di cui 55 su riviste internazionali.
“Eravamo persone che avevano lasciato case, beni, non avevamo più nulla, – ha precisato Ballarin – poi ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo ricominciato a vivere, creando una comunità”.
Da ben quindici anni, il vicepresidente dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia è impegnato in un’attività di divulgazione nelle scuole per portare la propria testimonianza, diffondere e rinnovare la memoria della tragedia che ha segnato profondamente il confine orientale dopo il dramma della II Guerra mondiale. Non nasconde o sminuisce il sentimento di profonda ingiustizia sociale provato dagli esuli istriani, fiumani e dalmati: “I nostri beni materiali sono serviti a pagare i debiti di una guerra che non abbiamo voluto”.
Le decine di domande poste dai ragazzi al professor Ballarin sono il segnale dell’importanza di aprire la scuola al mondo, alla storia raccontata dai diretti protagonisti, di confrontarsi con l’attualità, al fine di creare coscienze critiche e curiose.
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