CAMPOBASSO – In occasione del Giubileo della comunicazione, pubblichiamo integralmente il messaggio dell’Arcivescovo Biagio Colaianni ai giornalisti.
Isaia 52,7-10
Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pace, del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza, che dice a Sion: «Regna il tuo Dio». Una voce! Le tue sentinelle alzano la voce, insieme esultano, poiché vedono con gli occhi il ritorno del Signore a Sion. Prorompete insieme in canti di gioia, rovine di Gerusalemme, perché il Signore ha consolato il suo popolo, ha riscattato Gerusalemme. Il Signore ha snudato il suo santo braccio davanti a tutte le nazioni; tutti i confini della terra vedranno la salvezza del nostro Dio.
Il brano scelto dal libro del profeta Isaia al capitolo 52 dice immediatamente la figura del messaggero che reca buone notizie, non si può non pensare a voi e al vostro lavoro di giornalisti e comunicatori, voi messaggeri del nostro tempo. Ciò sottolinea il vostro impegno, il motivo e contenuto dello stesso, come e cosa significa oggi essere messaggeri e quale annuncio o notizia dare.
Nel riferimento al brano di Isaia essere messaggeri non è solo dire o raccontare un fatto. Il vostro ruolo, come giornalisti, non è solo quello di trasmettere informazioni, ma anche quello di essere annunciatori. Annunciatori di ciò che è buono, vero, e giusto. Annunciatori di una notizia che possa illuminare le vite delle persone, dare loro speranza e, in qualche modo, contribuire alla costruzione di una società più giusta e solidale. La buona notizia che Isaia profetizza è un messaggio di salvezza e di redenzione, riguarda i giudei esuli in Babilonia ai quali è dato l’annuncio del ritorno a Gerusalemme, è annunciata una parola di speranza e di gioia, è la parola di Dio annunciata dai profeti che per il popolo aveva valore fondamentale, non una parola qualsiasi, ma una parola che indirizzava nella vita che metteva in relazione con Dio e creava unità e illuminava il cammino del popolo. Il Messaggero corre con piedi veloci ad annunciare la novità della salvezza. Papa Francesco nel messaggio ai giornalisti invita ad essere comunicatori di speranza incominciando da un rinnovamento del vostro lavoro e della vostra missione secondo lo spirito del Vangelo. Il Giubileo quindi è occasione per tutti, anche per voi, di riflessione su sé stessi, sul proprio impegno a servizio della gente e se questo viene vissuto con convinzione religiosa e di fede o se diversamente si riporta e trasmette solo una notizia. Il vostro lavoro di comunicatori, comunque sia, nel modo, nel tono, nella durata, nel dare notizia o montare un servizio, può fare la differenza. È fondamentale che il giornalismo rimanga un luogo di verità e di servizio alla comunità. Quando vi dedicate al vostro lavoro, ricordate che la comunicazione ha un impatto profondo sulle persone. Allora il Giubileo è occasione personale per riproporsi quale vita cristiana desidero, per riflettere sulla comunicazione oggi, che come dice il Papa: può non essere di speranza e che va disarmata da aggressività, sterili contrapposizioni, guerre verbali, può essere falsa e manipolatrice. Come cristiani, siamo chiamati a far sì che il nostro lavoro di comunicazione porti pace, che le parole che usiamo siano costruttive, che siano strumenti di unione piuttosto che di divisione “Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pace, del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza.”
Questo mio dire non è assolutamente giudizio sul vostro operare, semplicemente, è occasione di riflessione in un cammino giubilare che sollecita al rinnovamento e all’attenzione verso i fratelli. Sempre il Papa invita ad avere cura del vostro cuore cioè della vostra vita interiore. L’annuncio del messaggero in Isaia è per ricostituire il Regno di Dio, per riaggregare, unire i dispersi e ricondurli a casa, dalla terra straniera alla propria terra.
Altra immagine presente nel brano di Isaia e quella della sentinella che ha il compito di vegliare sulla città, di proteggerla, è custode della tranquillità e della pace del popolo, bellissima la descrizione che ne fa Antoine de Saint Exupery nel libro ‘La Cittadella’, stesso titolo di quello di Cronin.
Compito nella comunicazione è anche quello di proteggere da falsi indirizzi del come vivere, è vegliare su ciò che è buono, che dà serenità e sicurezza, che fa crescere, che apre alla speranza che non delude, dice Papa Francesco: “Sogno una comunicazione che non venda illusione o paure ma sia in grado di dare ragione per sperare“, il giornalista come la sentinella può essere prossima alla gente con dolcezza e rispetto, può rassicurare e incoraggiare a vivere oggi con speranza concreta nella pace e nella fraternità nelle piccole storie quotidiane che ci appartengono. Ancora il Papa dice: “Sappiate sempre scovare le scintille di bene che ci permettono di sperare. Questa comunicazione può aiutare a tessere la comunione, a farci sentire meno soli, a riscoprire l’importanza del camminare insieme“.
La Sentinella in Isaia annuncia non solo il ritorno del popolo, ma in particolare il ritorno del Signore che ama con misericordia e che salva il suo popolo, ne vede l’afflizione e lo riscatta mostrando la sua Regalità. Per questo la sentinella alza la voce, esulta con gioia, annunciando la consolazione del Signore che si fa vicino e invita ad avere fiducia. Oggi con tutto quello che viviamo di brutto e rende difficile la vita, abbiamo bisogno che voi siate comunicatori di speranza, che rechiate la Buona Notizia che è Cristo, per costruire una società più giusta, più umana, più solidale. Certo capisco che così è più difficile creare emozioni e ascolto e farsi seguire, però questa può essere la vostra scelta del cammino e pellegrinaggio giubilare.
Il Papa in una udienza del 2016 già diceva: “Sono questi, fratelli e sorelle, i motivi della nostra speranza. Quando tutto sembra finito, quando, di fronte a tante realtà negative, la fede si fa faticosa e viene la tentazione di dire che niente più ha senso, ecco invece la bella notizia portata da quei piedi veloci: Dio sta venendo a realizzare qualcosa di nuovo, a instaurare un regno di pace; Dio ha “snudato il suo braccio” e viene a portare libertà e consolazione …. E anche noi siamo sollecitati a svegliarci un po’, come Gerusalemme, siamo chiamati a diventare uomini e donne di speranza. Quanto è brutto quando troviamo un cristiano che ha perso la speranza! “Ma io non spero nulla, tutto è finito per me”: così dice un cristiano che non è capace di guardare orizzonti di speranza”. Il mio invito a voi, che sapete leggere il mondo e quanto in esso accade, la vita e il nostro correre in essa, è quello di aiutarci a vedere e vivere la speranza che non è solo futuro da attendere, ma l’oggi da costruire e realizzare e che vi chiama ad essere profeti della nostra storia.
Vi ringrazio per quanto fate a servizio della società e della Chiesa e vi auguro un cammino sempre più orientato alla verità e alla giustizia, con l’auspicio che ogni vostro passo e ogni vostra parola, possa contribuire a costruire quella pace che il mondo ha tanto bisogno di sperare.
+ S. Ecc. Mons. Biagio Colaianni
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