“L’assegnazione di alloggi “nella disponibilità dell’Amministrazione comunale”, infatti, è decisa da una commissione formata da dipendenti comunali dei Servizi Sociali che, pur non assegnando un punteggio, valuta chi ha titolo per un diritto e chi no e redige anche la “lista di attesa”. Quindi, la si chiami graduatoria o lista la sostanza non cambia. Viene stabilito un ordine cronologico in cui chiediamo di tener presente il requisito di essere italiani”.
“Per accedere a questi alloggi si chiede, giustamente, agli italiani di certificare di non possedere altre proprietà. La stessa richiesta non è rivolta agli immigrati che potrebbero avere proprietà nei paesi di origine. Anche questa è una discriminazione – conclude Bruno – Per amministrare in modo equo è necessario capire la difficoltà di vivere di una famiglia italiana con un reddito annuo di 11.000 euro e 6 figli. E questa famiglia ha bisogno di amministratori che abbiano il coraggio di cambiare le regole e non di nascondere le proprie incapacità o mancanza di volontà dietro di esse”.
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