“La situazione che si è venuta a creare è pesantissima. Gli adempimenti che vengono ipotizzati per consentire tale riapertura richiedono uno sforzo organizzativo e di spesa notevolissimi”
ISERNIA – Il sindaco di Isernia, Giacomo d’Apollonio, nei giorni scorsi aveva ricevuto la simbolica consegna delle chiavi dei pubblici esercizi della città da parte d’una delegazione dei titolari delle attività economiche. Oggi si è fatto portavoce delle loro legittime istanze presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, inviando – tramite la Prefettura di Isernia – una nota al Premier Giuseppe Conte e, per conoscenza, al Presidente della giunta regionale Donato Toma. Si legge nella sua lettera.
«La delegazione dei commercianti mi ha illustrato le enormi difficoltà connesse alla lunga chiusura imposta dai ben noti provvedimenti dovuti all’emergenza sanitaria. La situazione che si è venuta a creare è pesantissima, e la cosa certo non è sfuggita anche alla S.V. ed al Governo. Al momento, i pubblici esercizi sono chiusi da quasi due mesi e la loro riapertura non è stata contemplata nell’ultimo DPCM riguardante la cosiddetta “fase 2”. In più, gli adempimenti che vengono ipotizzati per consentire tale riapertura, con ferree misure sanitarie e drastici ridimensionamenti degli avventori dovuti alla necessità di distanziamento, richiedono uno sforzo organizzativo e di spesa notevolissimi, che non tutti sono in grado di affrontare e che, verosimilmente, condurrà molti esercizi alla chiusura e forse al fallimento.
Ho preso atto dei gravi problemi segnalatimi che peraltro mi erano già ben noti e nei confronti dei quali il Comune di Isernia sta cercando di offrire piccoli rimedi, nei limiti delle modeste risorse e delle ridotte competenze. Ma è chiaro che una risposta concreta e decisiva non può che provenire dal Governo, che, secondo quanto espressamente richiesto dagli esercenti, dovrebbe intervenire con congrui contributi a fondo perduto per salvaguardare un settore che rischia di ridimensionarsi in maniera drammatica, con pesantissime ricadute sull’occupazione e sul tessuto economico e sociale dell’intera Città.
Nel raccogliere il grido di allarme, direi quasi di disperazione degli esercenti non posso che fare voti alla S.V. affinché le istanze avanzate abbiano la necessaria attenzione e si giunga alla adozione di misure che, pur nell’assoluto prioritario rispetto delle regole utili al contenimento del contagio, consentano il prima possibile una riapertura degli esercizi con ragionevoli modalità, compatibili con gli investimenti che un settore già in forte crisi sia in grado di sopportare».