Dai primi accertamenti si è risaliti all’utilizzatore, che si spostava per andare al lavoro e per tornare alla propria abitazione con il mezzo istituzionale. Nel corso del monitoraggio sono stati acquisiti elementi probatori che fanno ritenere che l’auto sia stata utilizzata, al di fuori delle esigenze di servizio, anche per fare attività sportiva e giri in città, così distraendo temporaneamente il bene dell’ente pubblico dal suo fine primario utilizzandolo per interessi privati.
Gli uomini della Digos, anche analizzando la corposa documentazione acquisita presso l’ente, hanno altresì riscontrato che, in talune occasioni, il funzionario aveva omesso di timbrare il cartellino marcatempo che attesta la regolare presenza in ufficio, durante i periodi di assenza, di fatto così ponendo in essere una condotta idonea a integrare il reato di truffa in danno dell’ente pubblico, datore di lavoro, circa la sua reale presenza in Ufficio e percependo, di conseguenza, somme indebite per prestazioni lavorative non effettuate.
Il funzionario dovrà comparire nei prossimi mesi dinanzi al giudice che, in sede di udienza preliminare, ascoltate anche le spiegazioni dell’imputato e gli argomenti proposti dal suo difensore, valuterà la fondatezza dell’imputazione e se il quadro probatorio sia tale da permettere di sostenere efficacemente l’accusa in giudizio.
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