I 101 attuali Its collaborano a vario titolo con 8.700 imprese. Il numero più alto è localizzato in Lombardia (20), seguono Campania (9) Emilia Romagna, Lazio, Piemonte, Toscana e Veneto con 7 its ciascuno; Puglia con 6 Its; Sicilia e Calabria con 5 Its ciascuno; Marche, Liguria, Friuli Venezia Giulia e Abruzzo con 4 ITS ciascuno, e Sardegna con 3 ITS; Molise e Umbria con 1 ITS ciascuno. Emilia Romagna, Piemonte e Lombardia sono le regioni ad avere almeno una Fondazione ITS in tutte le aree tecnologiche. Negli oltre 470 percorsi ITS formativi attivati risultano circa 11.350 iscritti.
“Questo decennale degli Its – spiega la coordinatrice della IX Commissione Conferenza delle Regioni e Province autonome Cristina Grieco, in occasione del Job & Orienta a Verona – ci deve dare l’occasione di una riflessione importante. Sicuramente serve un’azione di promozione, perché nonostante tutto gli Its sono ancora poco conosciuti, anche dal mondo stesso della scuola: motivo per cui molti docenti ancora non indirizzano i ragazzi a frequentarli. Bisogna inoltre lavorare per dare agli Its pari dignità rispetto ai percorsi accademici. Riguardo invece all’impegno economico, i finanziamenti dovrebbero acquisire un carattere di stabilizzazione: non devono cioè rappresentare una premialità, ma la base almeno minima per garantire la continuità dei percorsi”.
Secondo l’ultimo rapporto del Monitoraggio nazionale (aggiornato al 31 ottobre 2018) realizzato da Indire per conto del Miur, l’82% dei diplomati Its trova lavoro entro un anno dalla fine degli studi e l’87% di loro ha un’occupazione coerente con il proprio percorso. In questo contesto il Veneto rappresenta una delle regioni più virtuose, con tre corsi delle Fondazioni Its regionali nelle prime dieci posizioni della classifica di eccellenza stilata dal Ministero dell’Istruzione.
I percorsi Its sono realizzati grazie a un contributo nazionale di circa 13 milioni di euro, distribuiti secondo criteri anche di merito: la quota viene infatti assegnata, in misura non inferiore al 30%, tenendo conto del numero dei diplomati e del tasso di occupabilità a dodici mesi dal diploma. La quota è da destinare all’attivazione di nuovi percorsi.
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