CAMPOBASSO – Sempre più in alto, come lo slogan coniato a suo tempo da Mike Bongiorno. Il rapporto tra gli EnergyTime Spike Devils Campobasso e l’universo degli opposti cresce, di stagione in stagione, e nelle sua terza esperienza consecutiva in cadetteria, è pronta a raggiungere vette alpine o andine, in considerazione della provenienza del bomber rossoblù per la stagione 2023/24.
Dopo Andrea Saraceno e Roberto Corrieri, la società rossoblù ha messo a disposizione del riconfermato tecnico Mariano Maniscalco un attaccante di spessore assoluto e di categoria superiore come il venezuelano (ma formato italiano) Ivan Zanettin Romero.
Nato nell’isola Margarita della nazione sudamericana, sino ai tredici anni ha avuto nel calcio la sua passione sportiva. Poi la sua altezza all’epoca – già 178 centimetri – ha fatto sì che a scuola entrasse a far parte della Joel Rojas con cui, a diciassette anni, ha vinto il titolo statale a Yaracuy, oltre al titolo di mvp della competizione. Proprio a quell’età arriva anche il trasferimento in Italia ad Asti. Qui, nel vivaio dell’Hasta Volley e complice anche qualche presenza in B2, parte la sua nuova vita di giocatore che, con una crescita fisica che lo porta a quota 195 centimetri, fa sì che la carriera del ventiseienne fuorimano viaggi con estrema rapidità passando per Modena prima in B2 e poi in B, quindi una stagione e mezza ad Ortona in A2, un’esperienza a Calci sempre nel secondo torneo nazionale, il campionato in cadetteria a Casarano, il ritorno in A2 a Castellana Grotte e, nell’ultimo torneo, l’avventura salentina col Galatone arrivando sino ad un passo dalla promozione in A3.
«Ed è quello l’obiettivo che ora voglio centrare a Campobasso», racconta senza mezzi termini l’opposto impegnato, durante l’estate, anche come bagnino, perfetta testimonianza della propria fisicità.
«Personalmente vivo ogni partita con tanta grinta e con voglia di dare il massimo. La mia mentalità e quella di dare il tutto per tutto in ogni circostanza. E se in Salento sono arrivato al 150%, in Molise voglio raggiungere il 200%. Personalmente, voglio fare ancora meglio e parto carico sin dalla vigilia di questa stagione. Ora come ora è prematuro fare pronostici a lungo andare, ma con certezza, prima o poi, io voglio conquistare la massima serie e sento che Campobasso, anche per quello che è il programma del club prospettatomi dai dirigenti, ha tutte le carte in regola per essere la piazza giusta».
Parlando di se stesso e del suo modo di stare in campo, Zanettin racconta anche di quella che è stata una maturazione personale giunta col tempo: «Nei primi anni, almeno sino ai ventuno, ero il classico opposto ‘ignorante’ di quelli convinti di dover spaccare il muro caricando sempre più il colpo. Col passare del tempo ho imparato a dosare potenza e scaltrezza, pronto a cercare il colpo migliore indipendentemente dalla situazione, perché l’obiettivo principale è quello di portare il punto a casa».
Determinazione, animo, grinta. Tutte caratteristiche che, in Sudamerica, si traducono nella cosiddetta garra. «Questo è un aspetto che mi accompagna del mio inizio in Venezuela. Nell’America latina l’intraprendenza è tutto, diversamente da come ho avuto modo di vedere, alcune volte in Italia, dove c’è magari maggior spazio per la riflessione. Sin dagli anni del vivaio il fuoco anima le mie partite, anzi più sono acceso, meglio gioco. Del resto, questo modo di fare è un po’ un mio marchio di fabbrica ed è anche il modo con cui cerco di caricare i miei compagni di squadra».
Poi, rivolgendosi ai tifosi rossoblù, è pronto ad arringare la folla: «L’appello che rivolgo loro è semplice: devono venire a vederci perché faremo di tutto per assicurare loro un bello spettacolo con un club che punta a fare molto bene. Sarà una gran bella avventura e, in questi casi, le emozioni forti è sempre bello viverle da vicino».
Da un giocatore come lui, peraltro, che ha iniziato il suo percorso al Nord ed ha poi proseguito con tanto Sud la propria carriera, c’è anche la possibilità di avere un quadro su quelle che sono le differenze tra i due universi.
«Quello che posso dire è che nei gironi meridionali della cadetteria le squadre si rinforzano ogni anno di più e c’è maggiore passione e trasporto intorno alle squadre e non ci sono mai gare semplici perché tutte le squadre sono rognose. Al Nord, spesso, si finisce per giocare invece in ambienti ovattati con, comunque, una qualità complessiva media piuttosto alta. Personalmente, poter aver calore intorno mi carica e mi restituisce ancora più determinazione, come ad esempio è stato a Galatone».
Per Zanettin la serie B «è la mia Superlega. Punto sempre al massimo e per riuscire ad ottenere il meglio occorre costanza perché i playoff, dopo la stagione regolare, sono la fase principale del torneo. Alcuni elementi, dopo un torneo di vertice, ritengono che la post season sia più piana, ma è lì che inizia appieno la stagione. Ne so qualcosa per l’esperienza di Galatone, laddove, dopo una lunga serie di successi, la sconfitta nella seconda fase con Sarroch ha segnato il nostro percorso. Per questo serve sempre la medesima voglie ed essere al massimo. Le partite, occorre tenerlo bene a mente, finiscono solo quando cade a terra l’ultima palla ed è per questo che, personalmente, vivo la stagione come fosse all’inizio con la stessa voglia di allenarmi in ogni seduta e vivere al massimo qualsiasi match, perché, in questo torneo, fai bene solo se non molli di un centimetro ogni allenamento, ogni partita, ogni pallone. Questo è il mio compito dare il massimo ed anche di più, vivendo il torneo come la massima competizione con la giusta attenzione e senza sottovalutare nessuno».
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