SAN GIULIANO DEL SANNIO – Lucio Dalla e le Isole Tremiti sono un tutt’uno indissolubile. La dipartita di Lucio non ha cancellato nessuna delle tracce che egli ha indelebilmente lasciato scritte e gettate al cielo dove, rimaste sospese, vegliano su chi lo ha amato e lo amerà per sempre. Ultimamente si è fatto un gran parlare dell’eredità dell’illustre “cittadino” isolano. Tanta polemica, tante ipotesi, tante chiacchiere che han riempito le bocche di molti e impoverito i cuori di chi non tollera parole che, del mitico Lucio, non rappresentano la verità. Lucio amava l’Isola e avrebbe certamente voluto essere sepolto dove il mare luccica e la sua profondità ne trae concetti di appartenenza senza pari.
Palpabile la sua presenza grazie a ricordi e opere che non ne macchiano il presente, non più suo, ma di eredi che ne han tratto benefici rendendo azioni legittime ma non desiderabili da parte degli abitanti tremitesi. Lucio era un personaggio famoso, scomodo ai più, ma di una generosità senza limiti e senza schemi precostituiti. Un testamento lo ha lasciato scritto nelle sue canzoni d’amore verso un territorio che ha garantito lui ogni bellezza e stati d’animo dal sapore del mare, della salsedine che corrode ma lascia segni di identità e onorabilità di uomini dalla veridicità dell’essere isolani, mai banali, mai sopra le righe, mai distanti. “L’onda è morta nel cuore che si sgonfia non cresce, non aumenta, si ferma, poi si secca non chiama, non grida, nessuno è sulla riva il cielo è vuoto, non c’è un gabbiano in volo lì, lì dov’è non ha niente, niente dentro di sé ma soprattutto sai cosa non c’è, non c’è l’anima” un lungo incitamento a vincere l’indifferenza e cavalcare l’onda della libertà che domina la certezza spirituale e mistica delle isole Tremiti, quello che Lucio canta in uno dei tanti omaggi alle isole. “Luna Matana” sorride al vento, abbraccia i gabbiani, canta la solitudine che non resta fine a sé stessa, rende umili ma forti, signori del mare che asciugano lacrime altrui non nascondendo le proprie. Questo il testamento che hanno raccolto tra le loro mani Carolina, Luigi, Annalisa, e che ancora aleggia tra le onde, i vicoli, i resti della fortezza ai piedi dell’Abbazia e tra le mura delle due case che Lucio amò sino all’inverosimile. Proprio l’eredità materiale, quella più caduca ha rumoreggiato tra le onde del mare che, per l’occasione, ha perso il luccichio riducendone la profondità sino a vedere un fondale pieno di spine di sangue, ha fatto discutere sino all’effimera condizione di inutile convinzione terrena. Le case son state poste in vendita e la ferita degli isolani si è aperta alla fuoriuscita di sangue che ha macchiato il mare sino a farlo arrossire. Il danaro al di sopra dell’amore e del ricordo più bello! “Adesso basta sangue- non vedi: non stiamo nemmeno più in piedi, un po’ di pietà. Vedi, io credo che l’amore – è l’amore che ci salverà”. E l’amore ha salvato dalla speculazione una delle due case di Lucio. Un simpatico molisano trapiantato a Bergamo, ma con la testa in Molise e alle Tremiti, che frequenta da oltre trent’anni, Patrizio il suo nome, e un cognome doc di San Giuliano del Sannio, imprenditore affermato in vari settori quali quelli dei trasporti e delle nuove tecnologie, ha voluto rendersi felice, e con lui tutti noi, acquistando la casa dalla quale Lucio guardava il mare e ha costruito il suo gran rapporto con la storia e l’isola di San Nicola. Il grande spiazzale dell’immensa Abbazia ha visto così riaprirsi la porta che ha regalato alla casa con specchio, raggi di sole dal sapore della poesia, del racconto e della felicità. Una panca enorme, ci racconta Carolina, sulla quale Lucio amava sedersi e appisolarsi al racconto degli amici per destarsi velocemente in caso le parole venissero poste al soffermarsi di quei racconti di vita quotidiana, torna a vivere e sincerarsi che ogni cosa rimanga intatta al tempo e alla posizione di riverenza verso l’orizzonte dove i gabbiani rendono onore a Diomede e fermano il tempo. Patrizio è molisano, come molti Tremitesi si sentono di essere senza abiurare fedeltà alla Puglia, non ha acquistato casa per vezzo o presunzione ma per poterne godere insieme agli isolani, alla gente che amava Lucio e che sogna la libertà, quella libertà cantata e che garantisce la voglia di andar via, lontano dal tempo e mai dall’isola della speranza, della forza identitaria, della forza di un tempo che non potrà mai dimenticare. “Ho acquistato casa Dalla per essere parte della sua meravigliosa vita da artista. Mai, sin da subito, ho immaginato di farne speculazione e non la venderei per nessuna cosa al mondo e a nessun prezzo. È un pezzo di storia che voglio vivere con la mia famiglia, i miei amici e tutti gli isolani. Non conoscevo Carolina, la migliore amica di Lucio. Sono felice che dal tuo incontro sia scaturita la sua conoscenza, ne farò tesoro. Da oggi voglio essere parte dell’isola e parte di un mondo che non può che donarmi felicità. Non a caso la chiave della casa la lascio a un isolano. So che la custodirà come il suo bene più prezioso”, queste le parole di Patrizio, nell’incontro avvenuto in occasione delle riprese di un documentario che mi ha visto protagonista. “Vorrei un giorno tornare per sempre a San Giuliano del Sannio dove vivono i miei genitori e godermi la gioia di un ritorno”, conclude. La felicità di aver constatato la molisaneità di Patrizio è la riprova che i molisani nel varcare il proprio confine, hanno indelebile la voglia di un ritorno.