CAMPOBASSO – Sei anni dopo la prima grande mostra dell’emigrazione molisana fatta sempre negli spazi della Fondazione Molise Cultura, che ha visto una presenza di pubblico straordinaria (oltre cinquemila visitatori, in prevalenza giovani studenti) oggi, fortemente voluta dall’Assessore alla Cultura – Turismo e dei Molisani nel Mondo, ing. Vincenzo Cotugno, prosegue fino all’31 gennaio 2020 una mostra sull’emigrazione della nostra regione con un occhio indagatore diverso da quello di sei anni fa.
Si legge di seguito nella nota di Antonio D’Ambrosio, Presidente Associazione Pro Arturo Giovannitti:
“Rimane comunque la finalità: una mostra didattica rivolta agli alunni delle scuole di ogni grado. Per loro in particolare, come per ogni molisano, ricordiamo che non si può capire, ancora oggi, la storia della nostra Regione se non si ha conoscenza del fenomeno migratorio che l’ha attraversata sin dagli anni Settanta dell’Ottocento e che continua ancora nei giorni nostri. Questa mostra abbiamo voluto dedicarla alla figura della donna, che la storiografia ha scarsamente considerato rispetto al ruolo svolto all’interno del fenomeno migratorio.
In tal senso abbiamo riunito le migliori immagini degli archivi molisani: archivio Pilone di Larino; Centro della fotografia, archivio “La Grande Onda” di Domenico D’Addario, San Martino in Pensilis, curata dal cultore della memoria storica locale Emiliano Di Tata; archivio De Vito d’Isernia ed infine il contributo della Fondazione Molise Cultura proveniente dall’archivio dell’ingegnere Flavio Brunetti, “Non aprire che allo scuro”. Un patrimonio iconografico immenso che la nostra regione può vantare in merito all’emigrazione.
Altri documenti fotografici significativi sono in altri archivi privati o di associazioni, di cui sottolineiamo l’importanza della catalogazione e diffusione anche attraverso i nuovi archivi elettronici al fine di conservarne la memoria, di renderne accessibile lo studio, valorizzandone dunque la vasta ricchezza culturale, sociale, antropologica ed umana che emerge dalle immagini.
Le foto in esposizione, trattandosi nella fattispecie di documenti storici, vanno lette tenendo conto della forza espressiva che le donne ed i bambini esprimono; in questo tipo di documento si può infatti individuare una comunicazione attraverso messaggi subliminali che le famiglie ed il fotografo celavano nello scatto, rendendo l’immagine leggibile per il proprio congiunto emigrato in “america”. Spesso questi messaggi vogliono essere toccanti rassicurazioni agli occhi di chi è lontano, le foto sembrano quasi parlare: “Tutti stanno bene”; “I bambini crescono sani”; “Stiamo tutti in salute”; “Stiamo tutti bene grazie al tuo sacrificio”. Alcune volte questi messaggi, o meglio la loro lettura, passa attraverso dettagli, oggetti: mettere in mostra un frutto, una spiga di grano, un cimelio di famiglia, un ricordo, un regalo, un orologio o un borsellino aperto e vuoto, simbolo di una struggente richiesta d’aiuto.
Sicuramente il più suggestivo fra i contributi fotografici è lo scatto denominato “La pietà”, una bambina tra le braccia della mamma che dilata il tempo e la bidimensionalità dello scatto, che fa riflettere sul significato della morte, e sul valore di un momento impresso per sempre sulla pellicola. Lucido, disperato, toccante ed estremo messaggio da inviare al marito lontano. Non solo la lettera che annuncia il doloroso e tormentoso evento, ma anche la necessità di testimoniarlo attraverso l’immagine. Una madre, che in questo modo mostra una consapevole e disperata freddezza rispetto al dramma che ha colpito la famiglia. Una foto unica, irripetibile per la portata umana e sociale del messaggio. Altra novità apportata, oltre al patrimonio materiale relativo all’emigrazione (nella forma di lettere, passaporti, atti di richiamo, atti notarili, foto, cartoline, soldi) è la lettura della mostra che si presenta del tutto innovativa.
Abbiamo puntato sulle scene iconiche che hanno caratterizzato l’emigrazione ed i momenti più difficili di questo percorso lungo circa centocinquant’anni. Abbiamo ricostruito, come in un film, le scene di una nave con l’attesa dell’imbarco, un ponte della nave con una cabina e le donne che strette ai propri cari guardano ad un futuro migliore. Poi Monongah – West Virginia-USA, uno degli episodi più tristi della nostra emigrazione che ha visto la morte di oltre cinquecento minatori, rappresentato da un bambino minatore che porge con le sue mani ai visitatori del carbone della miniera.
Il numero dei morti di questa tragedia del 6 dicembre del 1907 è imprecisato, avvolto dalla fitta nebbia del lavoro a cottimo, modalità lavorativa di cui precarietà e scarsa sicurezza sono le caratteristiche principali. La maggioranza delle vittime accertate era italiana e tra questi la perdita maggiore l’ha avuta proprio il Molise. Altro set è quello dedicato allo studio di Arturo Giovannitti, il nostro poeta e bardo della libertà, a fianco la scena della tragedia di Marcinelle accaduta in Belgio l’8 agosto del 1956. Anche qui, come a Monongah, la miniera porta con sé 262 vite e sei feriti. 136 erano italiani, di questi 7 molisani.
Spostandoci sull’altro lato della sala, emblema degli enormi sacrifici di padri e madri, le nuove generazioni: i figli degli emigrati che hanno avuto successo nella vita. A loro è dedicata la parte interattiva dove si possono sfogliare foto e leggere biografie.
Concludendo, l’attualità rappresentata dai nuovi movimenti migratori: giovani che partono in aereo, con un trolley ed un computer e giovani che fuggono da guerre e miseria dai loro paesi, per arrivare in Italia ed in Europa, senza bagaglio ma con speranza, la stessa speranza che avevamo letto nei documenti fotografici in precedenza.
In sintesi, ricordo ciò che la storiografia dice della nostra emigrazione, ovvero che sono partiti i più motivati e che questi, attraverso il loro lavoro, il loro impegno, il loro sacrificio hanno fatto grande il paese che li accolse. Se è stato vero questo per noi, è vero anche per chi in questi anni arriva con altrettanta motivazione e per questo potenzialmente, allo stesso modo dei nostri emigrati, capace di aiutare la nostra nazione a crescere”.
SCHEDA
Tempo visita complessiva: 50/60 min.
Attività proposte:
I. Tour della sala espositiva
– Contestualizzare i due macro-periodi storici (dal 1870 al 1970) attraverso il fenomeno sociale delle migrazioni.
– Documenti storici: leggere il documento fotografico.
– Agganciarsi all’attualità: i flussi migratori oggi.
II. Reading emozionanti
– Il documento letterario, percorso di letteratura popolare: le lettere dei migranti. (i ragazzi saranno coinvolti nella lettura delle lettere/documenti raccolti per la mostra, ai fini di una maggiore capacità di immedesimarsi all’interno del contesto storico di riferimento)
Tutte le attività proposte sono gratuite.
Info e prenotazioni:
- Luca Basilico, N. 3386571359
- proarturogiovannitti@gmail.com
- basilicoluca@yahoo.it