Mons. Claudio Palumbo all’incontro Rai Parlamento di Teramo

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vescovo palumboTERAMO – Si è tenuto ieri a Teramo, nella Sala Conferenze della Curia Vescovile, l’incontro promosso dall’Ufficio Regionale per le Comunicazioni Sociali della CEAM dedicato ai giornalisti e ai Direttori degli Uffici per le Comunicazioni Sociali delle 11 diocesi della circoscrizione ecclesiastica abruzzese-molisana.

Questo l’intervento del vescovo di Trivento, mons. Claudio Palumbo, che ha iniziato parlando del pluralismo religioso: “Garantire la molteplicità, la ricchezza, la circolazione, il dibattito di tesi e opinioni politiche e religiose – ha rimarcato il vescovo delegato della Conferenza episcopale abruzzese molisana per le Comunicazioni Sociali, ricordando come troppe volte i media trasmettano in forma approssimativa e superficiale tutto ciò che coinvolge il mondo ecclesiale, confermando attraverso parole gridate e allusive, stereotipi e pregiudizi. La fede – ha aggiunto l’alto prelato – dovrebbe essere raccontata nel suo rapporto con la ragione e con la giustizia, nell’incontro con le altre confessioni, nella comprensione reciproca, nel dialogo ecumenico promosso dal Concilio Vaticano II. Insomma, si dovrebbero rendere in modo più comprensibile e interessante, la fede, le religioni, il rapporto con la ragione.

Facendo riferimento ad un recente discorso di papa Francesco all’Uspi e alla Fisc, mons. Palumbo ha ribadito la necessità di un’informazione pluralista meno standardizzata, omologata garantita spesso proprio dalla media e piccola editoria che “possiede, nella propria impostazione, salutari vincoli che la aiutano a generare un’informazione meno massificata, meno soggetta alla pressione delle mode, tanto passeggere quanto invadenti”. Un’informazione che “è geneticamente più legata alla sua base territoriale di riferimento, più prossima alla vita quotidiana delle comunità, più ancorata ai fatti nella loro essenzialità e concretezza”.

Citando ancora il papa, il Vescovo delegato Ceam ha sottolineato non solo il necessario rispetto della dignità della persona umana coinvolta nel processo comunicativo ma anche “l’urgente bisogno di notizie comunicate con serenità, precisione e completezza, con un linguaggio pacato, in modo da favorire una proficua riflessione; parole ponderate e chiare, che respingano l’inflazione del discorso allusivo, gridato e ambiguo”.