‘Mostri’ un libro che è giunto all terza ristampa e ha vinto molti premi a livello nazionale. Il libro tratta di dieci storie di femminicidi – e anche di un omminicidio – ripescate nelle cronache di una provincia placida e anonima compongono una sorta di mappa delle tante sfumature che assume la violenza sessista. Lo stile asciutto, quasi asettico, con cui Giovanni Mancinone descrive fatti turpi contribuisce a rendere più efficace l’affondo nelle oscurità dell’animo di uomini autori di violenze contro le loro partner. Ma lo scrittore non si astiene dal giudizio e coglie le asimmetrie: c’è la vittima, che vuole fare le sue scelte, e c’è un uomo che glielo impedisce, uccidendola. Quasi sempre è un compagno che non sa accettare la conclusione di una relazione amorosa e l’autonomia femminile.
Oltre cento donne ogni anno muoiono per femminicidio, una strage che continua a ripetersi, sempre con lo stesso copione. Sono utilissime, quindi, queste pagine che dimostrano l’importanza di andare oltre la superficie se vogliamo comprendere la radice del problema, che è una millenaria cultura maschilista e di sopraffazione. I ‘mostri’ sono tali non per una qualche eccezionalità, bensì per il rifiuto di emanciparsi da arcaici e comodi stereotipi. La strada dell’autodeterminazione è stata dolorosa, complicata, contraddittoria. Ma le donne hanno sperimentato sulla propria pelle che è l’unica possibile per vivere in libertà.
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