Erano stati annunciati 1 miliardo di risorse aggiuntive e 1000 euro per tutti, “ma la realtà è molto diversa”, ammonisce Tersigni. “Innanzitutto al decreto non sono assegnati nuovi investimenti ma si utilizza semplicemente un travaso di risorse da altri fondi a partire dal Fondo per la non autosufficienza già oggi assolutamente insufficiente, o dal PNRR (dalla cui rimodulazione sono già stati tagliati dal Governo 3 miliardi dalla M5 per il sociale), e senza risorse è impossibile garantire gli obiettivi della riforma. Lo schema del decreto non garantirà la presa in carico universale della condizione di fragilità delle persone anziane non autosufficienti, al contrario, introducendo tre diverse fasce di popolazione anziana (65, 70, 80 anni) che, a parità di bisogni, riceveranno risposte differenziate o verranno escluse dall’accesso a servizi e prestazioni, con un’evidente e ingiustificata discriminazione, basata sull’età e non sui bisogni di cura”.
Il cuore del decreto, afferma Tersigni, “sarà la sperimentazione della nuova misura della Prestazione Universale che riguarderà solo persone ultraottantenni con bisogno assistenziale gravissimo e in stato di povertà. Sarà una quota aggiuntiva all’Indennità di accompagnamento e che si sostanzia in specie di voucher da spendere in prestazioni assistenziali da 850 euro al mese da utilizzarsi esclusivamente per servizi certificati alla persona,150 in meno dei mille inizialmente previsti e nella sperimentazione e andrà solo agli ultraottantenni disabili gravissimi, non autosufficienti certificati Inps e con un Isee inferiore ai 6mila euro. Cioè al massimo 25mila persone in tutta Italia, contro una platea di 3,8 milioni di ultrasessantacinquenni non autosufficienti e di 14 milioni di anziani”.
Inoltre il Decreto PNRR licenziato dal Consiglio dei Ministri il 26 febbraio “introduce una nuova misura che prevede un esonero biennale dal pagamento dei contributi per le badanti assunte o stabilizzate nel periodo compreso tra il 1º aprile 2024 e il 31 dicembre 2025. L’esonero massimo è di circa 3.000 euro a persona e si applica esclusivamente agli ultraottantenni già beneficiari dell’indennità di accompagnamento, con un ISEE inferiore a 6.000 euro. L’esonero contributivo del 100% previsto dal nuovo bonus ammonta a circa 1.500 euro all’anno. Questo nuovo bonus si aggiungerà alle 850 euro dell’assegno di accompagnamento”.
Da evidenziare inoltre “la contraddittorietà delle scelte del Governo che introduce (per pochissimi) la decontribuzione dopo aver escluso proprio le lavoratrici domestiche madri e le precarie dal bonus mamme. Beneficerà di tale decontribuzione una ristrettissima platea di lavoratrici essendo la stessa collegata ad un indicatore Isee di 6000 euro del datore di lavoro ultraottantenne e ad un’assunzione con un contratto di lavoro domestico con specifica mansione di assistente a soggetti anziani, e quindi con un costo contrattuale più elevato, data la qualifica. Senza una radicale modifica dell’impianto del decreto, e senza le necessarie risorse, si troveranno a fare i conti con la mancanza di vere risposte ai bisogni, milioni di persone”, conclude Tersigni.
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