“C’è un problema di “fattibilità” – aggiunge – sono troppi i bandi cui rispondere in tempi troppo stretti, con i comuni messi uno contro l’altro per accaparrarsi le risorse disponibili. Si avverte anche una difficoltà legata a una serie di regole poco chiare per la rendicontazione delle risorse, uso di classificazioni e modelli di valutazione poco efficienti e non adeguati alla realtà (come l’Indice di vulnerabilità sociale e materiale), scarso coinvolgimento delle imprese, professionisti sotto eccessiva pressione, scarsa attenzione alle comunità, alla formazione, al “capitale umano”, fondamentale per i territori. E c’è una grande disattenzione per i costi energetici e delle materie prime in continuo aumento”.
Poi Paglione conclude: “Così come sono concepiti, i bandi PNRR rappresentano un’ingiustizia evidente che penalizza i piccoli comuni e le aree montane. Piuttosto, questa potrebbe essere l’occasione per favorire la ripartenza e la coesione del Paese, a cominciare proprio dai territori che oggi sono più in difficoltà”.
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