“Occorre abbandonare l’idea stereotipata della montagna, vista troppo spesso come luogo fisico di colonizzazione episodica e temporanea, buona per le scampagnate della domenica o come parco giochi per chi vive in città e cominciare ad avere, invece, una visione produttiva dei nostri luoghi”, aggiunge. “Allora, oltre agli investimenti per la messa in sicurezza degli impianti di risalita, bisogna cominciare a pensare – ad esempio – ad investimenti per abbattere i costi energetici e per diversificare le attività non tenendole legate soltanto alla neve. Ancora, servono attività di promozione, marketing e comunicazione da portare avanti insieme a tutti i portatori di interesse”.
È necessario, dunque, “dare diritto di cittadinanza vero a coloro che abitano la montagna tutto l’anno, magari offrendo la carta del capitale territoriale e umano che abbiamo tenuto inutilizzato per troppo tempo. Il tema principale deve essere, infatti, quello dell’abitare in montagna, puntando principalmente sulla migliore qualità della vita e sui servizi, piuttosto che su altri fattori, al momento più difficili da raggiungere. Come dice Marco Bussone, quindi, guardiamo lontano, nel turismo e per le montagne. Costruiamo futuro e, soprattutto, proviamo ad essere concreti ragionando insieme, enti locali e imprese”. Per Paglione “il destino della montagna sia nelle mani di tutti, non soltanto delle istituzioni e di coloro che, come noi, abitano in montagna. La montagna è un bene di tutti e che serve a tutti, per questo il suo è un destino collettivo”.
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