“L’iniziativa – precisa il direttore regionale dell’organizzazione, Aniello Ascolese – potrà essere sostenuta negli Uffici Zona di Coldiretti, presenti su tutto il territorio regionale, nei mercati di Campagna Amica di Campobasso ed Isernia e negli agriturismi aderenti a Terranostra, oltre che nelle occasioni di incontro con il pubblico organizzate dai movimenti Donne, Giovani e Senior. La raccolta firme viene inoltre promossa anche sui social media con l’hashtag #nofakeinitaly. Dinanzi all’invasione di prodotti stranieri che mettono a rischio la salute dei cittadini ed il futuro dell’agroalimentare tricolore Coldiretti chiede anche maggiori controlli per bloccare le truffe a tavola.
“Basti pensare – aggiunge Claudio Papa – ai recenti casi di prodotti fermati al confine: gli asparagi ungheresi diretti nel veronese, il latte tedesco nel trevigiano, i formaggi belgi nel vicentino; i valichi e i porti non possono continuare ad essere un colabrodo da cui passa di tutto. Lo facciamo con convinzione – prosegue il Presidente di Coldiretti riferendosi alla raccolta firme – per la tutela del lavoro dei produttori italiani, della salute dei cittadini, contro l’illegalità e le frodi alimentari per una nuova politica europea trasparente, omogenea e per reclamare l’urgente revisione e l’aggiornamento del Codice Doganale che permette a tutti i prodotti stranieri di diventare italiani solo con una minima lavorazione nel nostro Paese”.
“La raccolta firme – sottolinea Adamo Spagnoletti, vice Presidente regionale dell’Organizzazione – rappresenta un modo concreto per rendere nota la situazione attuale a quanti più cittadini possibile, chiedendo loro un sostegno, quello della firma, per procedere nei nostri obiettivi sopra elencati a fronte di un placet diffuso da cittadini informati, stanchi di essere raggirati”.
“E’ necessario – sottolinea ancora Papa – anche lo stop all’importazione di cibo trattato con sostanze e metodi vietati in Europa, come il grano canadese fatto essiccare in preraccolta col glifosato, affermando il rispetto del principio di reciprocità: gli obblighi che vengono imposti ai produttori italiani devono valere anche per chi vuole vendere nel mercato europeo”. Questa mobilitazione è anche una risposta all’attacco arrivato dalla Corte dei Conti Ue nell’Audit concluso lo scorso dicembre in merito ai decreti italiani sull’etichettatura d’origine per pasta, riso, derivati del pomodoro, latte e formaggi, salumi, considerate ostacoli al libero commercio nonostante l’elevato e legittimo interesse dei consumatori a conoscere l’origine della materia prima di quanto si mette nel piatto.
Inoltre, pesa anche l’esclusione dalla Direttiva Breakfast di prevedere l’obbligo dell’indicazione di origine per succhi di frutta e marmellate, inizialmente inserito e poi bocciato in fase di Trilogo tra Commissione, Consiglio e Parlamento Ue. “Ogni singola firma apposta nella casella del modulo – conclude Claudio Papa – rappresenta un valore importante, per questo contiamo sulla responsabilità di ognuno, ma anche sull’appoggio di altri Paesi dell’Unione Europea per costringere la Commissione di Bruxelles a normare in modo diverso e tracciabile le etichettature nel settore alimentare”.
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