Quanto denunciato dal sindaco di Capracotta, nonché Presidente regionale UNCEM – osservano da Coldiretti – costituisce la punta dell’iceberg di un fenomeno collegato all’annoso problema del pascolamento abusivo e dunque della corretta gestione del bestiame sul territorio; una tematica, questa, sollevata da tempo dall’Organizzazione che ha sempre sottolineato l’importanza del regolare esercizio del pascolo dato in concessione (c.d. fida pascolo), da parte dei proprietari degli animali, anche al fine di salvaguardale la sicurezza sanitaria.
Coldiretti si rivolge pertanto, oggi come già fatto in passato, ai Sindaci dei Comuni che hanno la titolarità, sotto forma di proprietà, di terreni a pascolo, chiedendo loro di compiere attente verifiche per assicurarsi che sui terreni affittati o concessi, per l’esercizio del pascolo, siano effettivamente presenti gli animali, specie nel caso in cui gli imprenditori, affittuari o concessionari, non fossero molisani. Questo perché, sottolinea l’Organizzazione, in taluni casi, potrebbe trattarsi di un espediente con lo scopo di poter mettere a frutto i titoli PAC collegati ai terreni destinati a pascolo, senza poi garantire l’effettiva attività di pascolamento degli animali.
In tale caso, infatti, ci si troverebbe difronte ad una vera e propria truffa ai danni della UE che ogni anno concede diverse centinaia di milioni di euro a favore della zootecnia per il miglioramento dei pascoli montani; cifre che evidentemente possono attirare l’interesse della criminalità organizzata, meglio conosciuta come “mafia dei pascoli”. Un fenomeno allarmante cui anche il Prefetto di Isernia a più riprese ha richiamato l’attenzione di Sindaci, Forze dell’Ordine e Regione Molise. Coldiretti Molise, pertanto, concorda con la pubblica denuncia del sindaco Paglione “… a tutela della integrità del patrimonio agricolo e pascolativo sistematicamente danneggiato dal pascolo abusivo…”.
L’attenzione su questo genere di reati – conclude Coldiretti Molise – è di fondamentale importanza non solo per il settore zootecnico, che oggi più che mai sta vivendo un periodo di grandi difficoltà che costringe alla chiusura decine di aziende, ma anche perché dove la pastorizia e l’allevamento scompaiono con esso muore l’intero territorio, lasciato in balia dell’abbandono, con conseguenze nefaste determinate dalla mancata manutenzione del territorio, sempre più esposto al rischio di dissesto idrogeologico, e spopolamento di intere aree interne e montane.
La questione assume, tra l’altro, una particolare rilevanza alla luce del pericolo di diffusione della PSA (Peste suina africana) visto l’aumento esponenziale del numero di cinghiali sul territorio che ne costituiscono il principale vettore.
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