In “Era l’America”, Lanzetta racconta il tradimento di una generazione di sognatori a fine corsa e di un’America che non c’è più, quella dei grandi scrittori, delle star di Hollywood e delle bands che animavano i prati di Woodstock e le vite dei giovani freaks. Incurante del politically correct e di una visione conciliante o conciliatoria della realtà, Peppe si fa artefice di un racconto crudo, diretto, provocatorio di una generazione, la sua, che ha ammainato ogni bandiera e tradito tutti i propositi di cambiamento.
Lo stile adottato richiama Hemingway e Bukowski, ma il presente “amaro, triste, solitario y final” è narrato alla maniera di un Osvaldo Soriano più realista, con la visione di un incontro in paradiso tra Eduardo e Pino Daniele, alle prese con una granita di limone. E questo è anche un modo per poter ricordare sul palco del Loto quel suo compagno di scuola, nero a metà, di cui proprio sabato 4 gennaio ricorrono i dieci anni dalla scomparsa.
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