PETACCIATO – “Uno degli elementi caratteristici di un edificio sacro è la porta. Forse è quello meno percepito, ma la porta in una chiesa ha una sua profonda importanza. Nell’antichità le porte erano segno di prestigio. Le porte della città, grandi, solenni, con fregi e disegni parlavano della grandezza e della forza dell’abitato. Le porte, poi, erano luoghi di incontri esse permettevano di entrare e di uscire da uno spazio ad un altro.
Secondo gli studiosi il termine porta deriva dal lemma indeuropeo prtu che significa il guado del fiume. Per estensione il termine viene a significare luogo di passaggio da una realtà ad un’altra, ed assume contemporaneamente il significato di luogo di separazione, soglia, confine.
A guardia delle porte di erano nelle antiche civiltà animali feroci a difesa, come delle protezioni contro coloro che volevano entrare con forza e violenza o volevano il male.
Nella bibbia troviamo più volte la citazione della porta della città con le mura per difesa. Salomone fece erigere diverse porte per Gerusalemme e anche per le altre città. Interessante è la porta detta a tenaglia di Meghiddo la mitica città a pochi chilometri da Nazaret in cui si svolgerà la battaglia finale tra il bene il male codificata nell’Apocalisse al capitolo 16.
Nei libri biblici la porta della città era il luogo dove veniva amministrata la giustizia, dove si potevano incontrare uomini e donne, gli affari venivano conclusi alle porte delle città alla presenza dei testimoni.
Sappiamo, ad esempio che Gesù vicino la porta della città di Naim ha compiuto il miracolo della risurrezione del figlio di una povera vedova.
Per una chiesa la porta assume un valore simbolico bello e profondo. Se la porta mette in relazione tra un mondo esterno e uno spazio interno allora essa è un elemento importante. La porta per-mette (ci mette) all’interno di spazio che noi desideriamo vivere.
Nel vangelo di Giovanni Gesù ci definisce la Porta dell’ovile, solo attraverso di lui si può entrare nel recinto delle pecore. È una solenne autodefinizione “Io sono la porta”. In questa prospettiva sono chi accoglie Gesù ed entra in lui può oltrepassare la porta della chiesa ed entravi.
Entrare in chiesa per la porta vuol dire accoglie Cristo-Porta. Chi non lo fa, cioè passa per altra vita o scavalca dice Gesù è un ladro e brigante.
Gesù- Porta, dunque diventa il grande mediatore tra Dio. È interessante l’epigrafe del primo medioevo incisa sui lati del monogramma di Cristo, nella chiesa di San Giorgio a Milano
“Sono la porta della vita: prego tutti di entrare, entreranno attraverso di me coloro che cercano la gioia del cielo: Colui che è nato da Vergine, non generato da uomo, salvi coloro che entrano, sostenga quelli che ritornano”.
La porta infatti continua ancora a parlarci con la stessa voce di Cristo. È quanto ci viene trasmesso dal priorato cluniacense di St. Marcel-lés-Sauzet: “Passate attraverso di me, perché sono la porta della vita: voglio perdonarvi. Venite”.
È davvero sintomatico e significativo che tutta la storia della salvezza sia collocata tra due porte: la porta del paradiso da cui Adamo è stato cacciato dopo il peccato originale (Gen 3,23-24) e la porta (le porte) della Gerusalemme celeste, quella attraverso la quale entreremo nel gaudio eterno”. Sono le parole del parroco don Mario Colavita.
Domenica 12 luglio nel tardo pomeriggio (18.45) il vescovo Gianfranco De Luca benedirà la nuova porta della chiesa di San Rocco a Petacciato, il portale realizzato da artigiani locali in ferro e legno è un dono alla comunità dell’avvocato Gino Greco. Seguirà la Santa Messa.
L'Opinionista © 2008 - 2024 - Molise News 24 supplemento a L'Opinionista Giornale Online
reg. tribunale Pescara n.08/2008 - iscrizione al ROC n°17982 - P.iva 01873660680
Pubblicità - Contatti - Privacy Policy - Cookie Policy