“Ancora una volta – spiega – viene utilizzato l’indice di vulnerabilità sociale e materiale (Ivsm), con l’obiettivo di fornire una misura del livello di vulnerabilità, sociale e materiale, dei comuni italiani. Combinando sette indicatori elementari, che descrivono le principali dimensioni ‘materiali’ e ‘sociali’ della vulnerabilità (livello di istruzione, strutture familiari, condizioni abitative, partecipazione al mercato del lavoro e condizioni economiche), l’indice fornisce elementi per l’individuazione di potenziali aree di criticità e dovrebbe favorire il confronto e il dialogo tra i territori”.
“Questo almeno nelle intenzioni – osserva Paglione – ma l’indicatore suscita alcune perplessità ed ha scatenato da qualche mese un vivace dibattito. Si tratta di una modalità molto discutibile per classificare i comuni che, ancora una volta, rischia di provocare delle ingiustizie clamorose. Secondo l’Ivsm, ad esempio, i comuni dell’Area Gal dell’Alto Molise, con Agnone in testa e a seguire Capracotta e gli altri comuni che hanno subito e continuano a subire un trend di spopolamento pazzesco, non vengono considerati marginali e quindi sono indietro nella classifica di marginalità e non possono beneficiare di interventi di sostegno alle loro popolazioni residenti. Intanto, altri territori, si trovano a beneficiare di importanti finanziamenti. In Campania, tanto per fare qualche esempio, Capri e Positano, che hanno un indice di vulnerabilità sociale e materiale più alto del nostro, risultano beneficiari dei finanziamenti per la Rigenerazione Urbana. Credo – conclude – che occorra rivedere con urgenza questi parametri, prima che possano diventare strumento di selezione per gli altri bandi del Pnrr e determinare ulteriori e gravi ingiustizie tra comuni e territori”.
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